Vincenzo Cardarelli


 

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di Giacomo Mazzuoli

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Vincenzo Cardarelli è stato uno dei più grandi poeti e prosatori italiani del ‘900. Nacque a Tarquinia nel 1887, fu figlio illegittimo e venne privato sin dall’inizio della presenza della madre che fu cacciata di casa quando era ancora piccolo. La sua infanzia, ma anche il resto della sua vita, fu segnata anche da una menomazione al braccio sinistro. Nonostante la sua passione per la scuola compì studi irregolari in quanto il padre avrebbe voluto che continuasse la sua attività di gestore del bar della stazione di Tarquinia. Ebbe sempre un rapporto contrastato con la sua Terra d’origine:

 

O memoria spietata, che hai tu fatto

del mio paese?

Un paese di spettri

dove nulla è mutato fuor che i vivi

che usurpano il posto dei morti.

Qui tutto è fermo, incantato,

nel mio ricordo.

Anche il vento.

Quante volte, o paese mio nativo,

in te venni a cercare

ciò che più m'appartiene e ciò che ho perso.

Quel vento antico, quelle antiche voci,

e gli odori e le stagioni

d'un tempo, ahimè, vissuto.

A diciassette anni, poco dopo la morte del padre, abbandonò Tarquinia e si trasferì a Roma dove, per vivere, fece un po’ di tutto. Nel 1909 divenne redattore del quotidiano l’Avanti!, di cui era stato anche correttore di bozze. In seguito collaborò a Il Marzocco, La Voce, la rivista Lirica, Il Resto del Carlino e, dopo la fine della Prima guerra mondiale durante la quale visse tra la Toscana, il Veneto e la Lombardia, rientrò a Roma e insieme ad un gruppo di intellettuali fondò la rivista La Ronda in cui espresse il suo programma di restaurazione classica della letteratura italiana, minacciata dai movimenti culturali dell’epoca, come il Futurismo. Fu direttore della Fiera letteraria, insieme al drammaturgo forlivese Diego Fabbri.

La sua fama è però legata alle sue opere, poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a picco (1929) romanzo con illustrazioni del pittore bolognese Giorgio Morandi, Il cielo sulle città (1939), Lettere non spedite (1946), Villa Tarantola (1948) che gli valse il premio Strega:

"Fin da ragazzo ho amato le distanze e la solitudine. Uscire dalle porte del mio paese e guardarlo dal di fuori, come qualche cosa di perduto, era uno dei miei più abituali diletti. Piacere e terrore mi portavano in certi luoghi romiti, sacri alla morte, a cui però non pensavo se non per quel tanto che m'impediva d'inoltrarmi troppo in un così pauroso reame. Uscito da Porta Clementina, dove comincia la via del cimitero e delle tombe etrusche, la mia evasione, di solito, s'arrestava pochi passi più in là. Di rado mi spingevo fino a quella strana, disabitatissima villa, chiamata Villa Tarantola, che vede già il camposanto ed era allora per me un sito misterioso, enigmatico, evocante, nel suo nome, i velenosi ragni che danno il ballo di San Vito. [...] Chiunque è nato in Maremma conosce vita, morte e miracoli della tarantola, ragno elegiaco e erraiolo, molto meno pericoloso di quel che la fantasia popolare farebbe credere. la sua presenza è deplorevole soprattutto perché accusa l'abbandono in cui sono lasciate certe terre. Nella ferace Tarquinia non può vivere che in una piccolissima parte del suo territorio, fra le deserte rovine della Civita, in mezzo ai sepolcri dei lucumoni, come altrove bazzica le rovine greche, ricercando, in ogni caso, le terre aride e solari del Mezzogiorno, dove incombe il silenzio delle civiltà tramontate. E vive rintanata, durante il giorno, in un comodo nido tappezzato di seta facilmente riconoscibile per via d'un intreccio di seta e pagliuzze che ne protegge l'ingresso."

Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità. Si ispirò a Baudelaire, Nietzsche, Leopardi, Pascal, esprimendo le proprie passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali. La sua è una poesia descrittiva lineare, legata a ricordi passati di qualunque tipo, siano paesaggi animali persone e stati d'animo, che vengono espressi con un uso di un linguaggio discorsivo ma anche impetuoso e profondo.

Vincenzo Cardarelli è stato un uomo solo, ha vissuto nella solitudine quasi tutta la vita ed è morto a Roma il 18 giugno 1959 nell'Ospedale Policlinico, solo e povero. Episodi dell’ultimo periodo della sua vita sono narrati da Ennio Flaiano in "La solitudine del satiro". Amò profondamente la civiltà etrusca che nella città natale ebbe le sue nobili origini, tanto che, per volere testamentario, volle essere sepolto nel cimitero di Tarquinia rivolto verso la Civita etrusca, in un sepolcro dalla forma di sarcofago etrusco:

Qui rise l’Etrusco, un giorno, coricato, cogli occhi a fior di terra, guardando la marina. E accoglieva nelle sue pupille il multiforme e silenzioso splendore della terra fiorente e giovane, di cui aveva succhiato il mistero gaiamente….  

 

LE OPERE

 

Narrativa e Poesia:

• Prologhi, Milano, 1916;

• Viaggi nel tempo, Firenze, 1920;

• Terra genitrice, Roma,1935;

• Favole e memorie, Milano, 1925;

• II sole a picco, Bologna, 1928; Premio Bagutta 1929

• Prologhi viaggi, favole, Lanciano, 1929;

• Giorni in piena, Roma, 1934;

• Poesie, Roma, 1936 ristampa accresciuta, Roma, 1942;

• Rimorsi, Roma, 1944;

• Lettere non spedite, Roma, 1946;

• Poesie nuove, Venezia, 1946;

• Solitario in Arcadia, Milano, 1947;

• Villa Tarantola, Milano, 1948;Premio Strega

• Poesie, Milano, 1949;

• Invettiva ed altre poesie disperse, Milano, 1964;

• Autunno, sei vecchio, rassegnati, a cura di C. Martìgnoni, Lecce, 1988;

• Opere complete, a cura di G. Raimondi, Milano, 1962;

• Opere, a cura di C. Martignoni, Milano, 1981.

 

Vincenzo Cardarelli

Vincenzo Cardarelli

1920: da sinistra Vincenzo Cardarelli, Massimo Bontempelli, Alberto Savinio

1920: da sinistra Vincenzo Cardarelli, Massimo Bontempelli, Alberto Savinio

Da sinistra: Emilio Cecchi, Vincenzo Cardarelli, Carlo Socrate, Ardengo Soffici, Antonio Baldini, Pasqualina Spadini, Giuseppe Ungaretti, Mario Broglio (di spalle), il cameriere Malatesta, Armando Ferri, Quirino Ruggeri, Roberto Longhi, Riccardo Francalancia, Amerigo Bartoli, Aurelio Saffi, Bruno Barilli. (Olio su tela di Amerigo Bartoli)

Da sinistra: Emilio Cecchi, Vincenzo Cardarelli, Carlo Socrate, Ardengo Soffici, Antonio Baldini, Pasqualina Spadini, Giuseppe Ungaretti, Mario Broglio (di spalle), il cameriere Malatesta, Armando Ferri, Quirino Ruggeri, Roberto Longhi, Riccardo Francalancia, Amerigo Bartoli, Aurelio Saffi, Bruno Barilli. (Olio su tela di Amerigo Bartoli)
 

Ritratto di Cardarelli

Ritratto di Cardarelli

Vincenzo Cardarelli in una inconsueta pagina pubblicitaria di Carpano

Vincenzo Cardarelli in una inconsueta pagina pubblicitaria di Carpano

Vincenzo Cardarelli negli ultimi anni della sua vita

Vincenzo Cardarelli negli ultimi anni della sua vita

Il sarcofago in cui è sepolto Vincenzo Cardarelli

Il sarcofago in cui è sepolto Vincenzo Cardarelli