L'Inferno di Dante per tutti |
“Uscire dalla
crisi si può”, l’auspicio contenuto nell’ultimo libro di Mario
Ciofo |
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di
Giuseppe Moscatelli |
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La copertina del libro |
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Mario Ciofo per tutta la vita ha
insegnato lettere nelle scuole superiori, ed io che l’ho
conosciuto posso ben dire che è stato molto amato dai suoi
allievi. Da sempre impegnato nel volontariato, ha un
titolo di consulente familiare e collabora con la Caritas
diocesana e il Ceis. Negli anni della maturità, quando gli
impegni di lavoro hanno lasciato spazio alla sua creatività, ha
manifestato una straordinaria versatilità in campo poetico e
letterario, scrivendo e pubblicando varie opere, mentre altre
attendono il loro turno in un cassetto. L’esordio è avvenuto con
un libro dal titolo assai evocativo: “Mettere le ali”, felice
esperimento di contaminazione compositiva tra prosa e poesia,
quest’ultima rivestita del metro classico dell’ottava rima. Si
tratta di un dialogo a tre voci - l’autore, il suo alter ego e
un amico scomparso – su tematiche di carattere esistenziale.
La sua esperienza di insegnante è al centro del suo secondo
volume: “Il cuore dei giovani. Sedici diciannove anni da
protagonista”. L’autore ha raccolto e riunito intorno a quattro
percorsi tematici una selezione dei temi svolti dai suoi alunni
negli ultimi anni del suo insegnamento: ne emerge una
testimonianza polifonica, una sorta di lungo e ininterrotto
blog a più voci, sui bisogni, le paure, le emozioni, le
speranze, le delusioni e gli entusiasmi delle nuove generazioni.
Anche questa nuova opera che oggi vede la luce, trova le sue
radici e le sue ragioni nella lunga esperienza didattica
dell’autore: dopo tanti anni passati a spiegare e far amare
Dante a generazioni di studenti, Mario accetta la sfida di
ampliare il proprio orizzonte e il proprio uditorio proponendo
un Dante per tutti. L’Inferno, prima cantica della
Commedia, è il suo banco di prova: le difficoltà e le
insidie di un apparato poetico tra i più complessi e maestosi
della letteratura universale non minano la sua volontà e
determinazione; entusiasmo e passione ne costituiscono
l’indispensabile supporto. Confrontarsi con Dante richiede al
tempo stesso umiltà e arditezza: umiltà in quanto ci si
inserisce in una tradizione secolare in cui molti, anzi
moltissimi, hanno già dato e non si può certo pretendere di
astrarsi dai risultati che la critica storico-letteraria ha già
acquisito; arditezza poiché la Divina Commedia è uno scrigno di
valori e significati che si offre sempre nuovo e attuale a chi
voglia scrutarlo, un crocevia da cui si diramano viottoli
calpestati e altri ancora vergini che sta a noi esplorare.
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Mario Ciofo ha imboccato questa seconda strada e il suo
approccio con il sommo Poeta e la sua opera è nuovo e non
convenzionale. Mario non commenta il testo di Dante,
Mario dialoga con Dante. E questo dialogo si dipana lungo
il percorso dei trentaquattro canti dell’Inferno come quello di
due vecchi amici che trovano piacere nel conversare, nel
confrontarsi, nel raccontare e nell’ascoltare.
La
struttura del libro è quindi originale e al tempo stesso
familiare. La scrittura ha una freschezza narrativa che si
coglie già nelle prime righe e accompagna il lettore canto per
canto, verso per verso. Il testo, il cui stile colloquiale rende
agile la lettura, è insaporito dalle considerazioni di varia
umanità che l’autore generosamente dispensa: talvolta accorte
riflessioni, altre volte veri e propri motti, sempre
appropriati, mai scontati. Vi è un continuo rimando tra prosa e
poesia, e dopo aver letto i versi ci si cala nella prosa, per
riscontrare quanto i versi ne risultino chiariti e arricchiti.
Leggendo ordinatamente le parti poetiche, seguite dalle
riflessioni in prosa, si può pienamente apprezzare la
complessità e ricchezza del poema dantesco; leggendo le soli
parti narrative si rinuncia forse a qualcosa... ma la lettura
risulta avvincente e godibile come quella di un romanzo e
soprattutto nulla si perde dell'essenza del poema. Può
servire per ripassare la
"Commedia" e per riscoprire aspetti e passaggi che non
conoscevamo o non ricordavamo. L’autore riesce ad attualizzare
Dante, a renderlo uno di noi. Coglie quanto
di universale ed eterno c'è nella "Commedia" e lo racconta
con parole semplici, chiare e accattivanti, senza indulgere agli stereotipi
della critica dantesca. Soprattutto non rinuncia al suo ruolo
pedagogico: dietro l'enunciazione di un principio - per quanto
fermo e universale - si intravede
sempre il suo sorriso bonario, come a comprendere - anche se non
a giustificare
- la debolezza umana. D’altro canto quando coloro che sbagliano,
come nel
caso di Paolo e Francesca, rischiano di apparire amabili per il
pathos che
la loro vicenda inevitabilmente
suscita nel lettore, Mario non abbassa la guardia e sottolinea la
loro natura di peccatori non pentiti.
Il
libro si presta così a due chiavi di lettura: una dotta e
dottrinale, per chi vuole riscoprire il poema dantesco nei suoi
molteplici aspetti e significati; l'altra più interiore e
personale, per chi vuole ripercorrere il cammino di Dante
dall’oscurità alla luce, dal peccato alla grazia, dalla crisi al
superamento della crisi. Di qui l’efficace sottotitolo
“uscire dalla crisi si può”: invito, augurio e sprone che
l’autore rivolge ai suoi lettori e a se stesso. L’inferno
rappresenta la crisi dell’uomo contemporaneo, crisi individuale
ma anche sociale. L’autore, nel suo dialogo con Dante, ci offre
gli strumenti, la ricetta si direbbe, per superarla. Lui,
perlomeno, ci è riuscito.
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Mario Ciofo
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