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Gaudì a Piansano

Singolari architetture di gusto catalano in perfetto stile art nouveau rivitalizzano casali diruti e abbandonati nel borgo vecchio del piccolo centro della Tuscia.


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di Rosalba De Francesco

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Chiunque visiti Barcellona, effervescente capitale della Catalogna, rimane affascinato dalle colorate e spumeggianti architetture di Antoni Gaudì, l'architetto che ha legato indissolubilmente il suo nome a quello della solare e caliente città spagnola. Architetture che rappresentano nel mondo l'immagine stessa della città e attirano ogni anno milioni di turisti. A cominciare dalla Sagrada Famìlia, la chiesa più originale del mondo: magnifica incompiuta, tutt'ora in costruzione 122 anni dopo la posa della prima pietra. O dalla Casa Milà, che i residenti chiamano affettuosamente "la Pedrera", la cava di pietra, per l'immensa quantità di massi che fu impiegata per la sua realizzazione: imponente costruzione civile di straordinaria levità, le cui linee sembrano disegnate dal vento, o dalle onde del mare, e che si vanta di non avere "una sola parete diritta in tutto l'edificio". E come non ricordare il Parc Güell, autentico giardino incantato commissionato a Gaudì da un mecenate visionario.
Bene, chi volesse avere un assaggio di tali immaginifiche architetture non occorre si spinga fino a Barcellona: basta si rechi a Piansano, all'ingresso sud del paese, in località "Cicarda", proprio sotto le coste di Sant'Anna, dal nome di una antica chiesetta rurale che un tempo sorgeva sul posto e dedicata appunto alla madre di Maria. Qui, dove fino a qualche anno fa, si potevano incontrare solo vecchie stalle, fienili abbandonati, orti, pollai e grottini, sta sorgendo un minuscolo borgo agreste sui ruderi delle antiche costruzioni in tufo: un recupero che non è "filologico" ma "sentimentale", guidato dall'intelligenza e dal gusto di committenti ed esecutori.
 
Certo il tufo resta a vista, ma è contaminato da intonaci color pastello, linee sinuose, piastrelle e maioliche colorate, mosaici di lucenti frammenti ceramici. Tutto è dovuto alla passione di alcuni "pionieri", tutti forestieri, anche stranieri, che hanno scoperto questo posto e se ne sono innamorati. Passione certo, ma anche un po’ di incoscienza: il luogo appare tutt'altro che ospitale, lontano da tutti i servizi, senza una strada degna di tale nome, se non una sconnessa carrareccia, senza illuminazione pubblica, e con un fosso che lambisce le abitazioni. Né le autorità sembrano propense ad agevolare questi nuovi residenti, che sò, mettendo un lampione o rendendo più agevole la via. Certo nessuno del posto si sarebbe sognato di spendere centinaia di milioni per andare ad abitare proprio lì.
Ma la passione, si sa, vive di difficoltà e poi al cuore non si comanda. In compenso i nuovi arrivati possono godere di un silenzio assoluto, di una solitudine inviolata, del buio impenetrabile della notte, di un'alba impregnata di fresca rugiada. Tutt'intorno sentieri quasi intonsi si arrampicano sulle coste; scarpate fitte di verzura precipitano nelle fratte; boschi scoscesi circoscrivono e restringono l'orizzonte. Un luogo dell'anima per chi crede che vivere nella natura non sia solo uno slogan.
All'origine di tutto questo c'è un artigiano edile di multiforme talento, Gaetano Campanelli. Originario delle Puglie, ha transitato per la Capitale, dove a lungo ha risieduto, prima di arrivare in questo lembo vergine di Tuscia per non allontanarsene più. In pratica ha "adottato" il borgo vecchio di Piansano, da molti decenni abbandonato e in rovina, per farlo rinascere come nuovo. Per meglio dire se lo è comprato, da schiere di proprietari assenteisti, spesso di seconda o terza generazione, che non vedevano l'ora di disfarsene, tanto da cedere i loro ruderi per poche lire, talvolta addirittura gratis.

 



 



 


 

Lui ci ha lavorato duro: demolendo qui, ricostruendo lì, riadattando e ristrutturando, liberando slarghi e piazzette, come quella in cui risiede, alla quale ha avuto l'onore di attribuire la denominazione civica. La gente del posto non lo capiva, non comprendeva quel suo frenetico darsi da fare per cose di nessun valore, quello sperpero di soldi e di energie. A chi mai potevano interessare quelle casette che andava ricavando in quei posti vecchi e guasti, disagiati e scomodi? Poi però si videro arrivare i primi forestieri, soprattutto romani, che ci si sistemavano per bene, e sembra non chiedessero altro che avere un ricovero in cui passare l'estate o qualche fine settimana.
Le cose cominciarono a cambiare per Gaetano: vendendo poteva ottenere proventi per ulteriori investimenti. Ora però i proprietari pretendevano, facevano i difficili, avevano fiutato il mercato. A Gaetano non restò che cercare nuovi sbocchi: zone sempre più impervie ed improbabili. Cicarda è la sua ultima scommessa. Ci si è impegnato, per valorizzarla. Ora ha al suo fianco il figlio Enzo, e mette a frutto il suo particolare estro artistico. Non solo ristrutturazioni, ma anche interni raffinati, decorazioni, camini artistici.
La casa che presentiamo gli è stata commissionata da un tedesco: è stata la prima, poi come per germinazione, ne sono sorte altre. Certo Gaudì pensava più in grande e Piansano non è Barcellona: un po’ di spirito catalano però oggi si respira anche qui.

 

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