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Personaggi

Eliseo Marroni, caninese,
tipografo in Montefiascone


 

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di Giuseppe Moscatelli

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Silvio Pellico

  Ruggero Bonifazi, il nostro Tredicino, in una delle sue amene composizioni così, allegramente, si esprime:
 

Quanta gente a 'sto paese:
la metà son caninese
che fra Cellere e Piansano
e Montalto e Tessennano
abbiamo fatto l'insalata
ma tant'erba s'è mischiata.
Sardegnoli e Calabresi
tutte qua vonno venire,
accadrà che qui a Canino
tocca a fa come a Berlino
ch'hanno alzato un muraglione
pe' paralle le persone.
 

  Ruggero, con i suoi toni schietti, briosi e scanzonati, e con il suo linguaggio fresco, semplice e immediato, mostra di aver intuito un dato storico che caratterizza, e distingue, Canino rispetto ad altri comuni del nostro territorio: questa terra, almeno a partire dagli anni trenta del secolo scorso, è stata terra di immigrazione più che di emigrazione.

  Non intendiamo qui indagarne modalità e cause: ci limitiamo a ricordare che solo da Piansano dal 1938 al 1951 sono emigrate a Canino o, per meglio dire, alla Bonifica, ben 21 nuclei familiari per un totale di 151 persone! un piccolo esodo, rapportato ai tempi. E citiamo Piansano poiché sui flussi migratori di questo comune sono disponibili studi accurati e analitici. Così pure appare non trascurabile, seppur di dimensioni più modeste, il flusso immigratorio proveniente dai comuni di Ischia, Cellere, Arlena. Per non parlare, infine, dell'ondata di arrivi proveniente da altre regioni d'Italia: i sardegnoli e calabresi che tanto impensierivano (scherzosamente s'intende) Tredicino; ma anche marchigiani e, soprattutto, toscani: tutti, questi ultimi, coloni alla Bonifica.
  Noi però oggi vogliamo occuparci di un caso di emigrazione caninese, anzi di un emigrante particolare: Eliseo Marroni che, in controtendenza, più o meno in quegli stessi anni, lasciava Canino per trasferirsi a Montefiascone, dove impiantava non un vigneto o una cantina, come forse ci si potrebbe aspettare, bensì una tipografia.
Forse "impiantare" non è il termine giusto, visto che la tipografia, con il nome assai evocativo di "Silvio Pellico", in omaggio al nostro patriota e scrittore, operava già sul mercato. Certo è che l'arrivo del "caninese" diede nuovo impulso e vigore all'attività che, pur potendo vantare illustri trascorsi, al presente languiva, in seguito a vicissitudini familiari e passaggi di proprietà, e rischiava concretamente di chiudere i battenti.
 



 Antica tipografia
  Non sappiamo cosa spinse Eliseo a farsi "tipografo" e "montefiasconese". Certamente una tale professione non si improvvisa, ed è quindi verosimile che il nostro operasse già nel settore, forse alle dipendenze di una qualche tipografia dove aveva imparato il mestiere. Così pure è probabile che, avendo deciso di mettersi in proprio, la sua scelta sia caduta su Montefiascone perché al centro di un bacino di utenza più grande e più aperto rispetto a Canino. Non dimentichiamo poi che la "Silvio Pellico" era già attiva, e quindi poteva contare su un qualche avviamento.
Fatto sta che Eliseo intraprese la sua attività di tipografo sul colle falisco, tagliando così definitivamente i ponti con Canino. La sede della tipografia Silvio Pellico, alias Marroni, era nel cuore della vecchia Montefiascone, al n. 62 del centralissimo Corso Cavour: la via che da Piazza Vittorio Emanuele scende a precipizio verso la cassia, confluendovi, dopo aver superato la settecentesca Porta di Borgo. A metà Corso circa, dopo aver oltrepassato un antico e elegante cancello di ferro, entriamo in un grande cortile-giardino; alcune arcate, sulla destra, delimitano ampi locali al pianoterra: qui erano sistemate le rotative e gli uffici.
 

  Qui Eliseo iniziò a dar prova della sua competenza tecnica e della sua abilità artistica, conquistando consensi e apprezzamento crescenti e soprattutto imprimendo una decisiva svolta all'attività.
Eliseo, del resto, essendo di natura affabile e di spirito socievole, si integrò assai bene nella nuova comunità, partecipando attivamente alla vita sociale di Montefiascone. Appassionato poi com'era di calcio, divenne tifoso accanito della squadra locale: e fortuna che Montefiascone e Canino non militavano nella stessa categoria, perchè l'imbarazzo sarebbe stato grande.
  E intanto il lavoro aumentava, al punto che nella sede "storica" e suggestiva del Corso il Nostro cominciò a sentirsi un po’ stretto: si impose quindi un trasferimento dei locali. Fu scelta una nuova sede, più comoda e pratica, fuori dal centro storico, seppur a ridosso delle mura: al n. 3/c di via Oreste Borghesi. Questa, per chiarirci, è la strada panoramica che, arrampicandosi sul colle falisco, divide la Montefiascone storica dai nuovi quartieri; e che, risalendo dalla cassia, immette nella verentana, offrendoci al culmine la visione incomparabile del catino del lago con le sue isole, coronato dal verde profilo dei monti volsini.
Oggi la tipografia "Silvio Pellico" è ancora lì, quasi arroccata sull'aspro crinale che guarda verso il lago. Da lì sono usciti apprendisti che, avendo imparato da Eliseo l'arte, hanno dato vita a loro volta ad imprese tipografiche. 

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Antiche tipografie
  Oggi Eliseo non c'è più, ma la sua attività è stata proseguita e incrementata da sua figlia Anita (ancora un nome di sapore risorgimentale), che a sua volta vi ha coinvolto la propria figlia Carla: una successione tutta al femminile, dunque, per il Nostro e una passione che il tempo non ha logorato. A differenza di tante istant company (ci sia concessa questa licenza), imprese sorte sulla scia di una moda e programmate per stare sul mercato una o due stagioni, se non semplicemente per sfruttare incentivi pubblici, questa passione si avvia felicemente alla terza generazione.
Ci è capitato di usufruire in diverse occasioni dei servizi della "Silvio Pellico": l'impressione che si ha entrando nel locale al pianterreno dove sono collocate le macchine è quella di una stamperia di tipo tradizionale, di carattere prettamente artigianale; richiama forse un po’ alla mente quelle tipografie di memoria storica dove erano insediate le prime società segrete patriottiche; impressione corroborata dalla figura, di stampo vagamente risorgimental-garibaldino, dei due esperti tipografi che operano alle rotative. Se saliamo nel locale superiore troviamo invece la discendenza del nostro Eliseo Marroni: la sig.ra Anita e sua figlia, alle prese con il lavoro di progettazione e elaborazione grafica, tra computer, campioni, cataloghi e quanto altro.
Non sappiamo se Eliseo abbia ancora parenti a Canino, certo è che il cognome "Marroni" vi è tuttora discretamente attestato; ci è comunque sembrato interessante seguire, seppur nelle grandi linee, la vita e le vicende di questo "caninese in trasferta".
 

 

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