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Due le mogli: Caterina Setti sposata nel 1732 e morta nel 1742 da cui ebbe cinque figli e Lucia Fattori dalla quale ne avrà altri 7, tre dei quali lavoreranno con lui. Subentra quindi il grande periodo della ritrattistica: inglesi e irlandesi sono fra i suoi maggiori committenti, ma anche Giuseppe II in Austria e papa Pio VI, ed egli realizza una notevole quantità di opere di questo tipo. Come detto si tratta di quadri molto gradevoli, di buona fattura, con bei colori e scenari: è la celebre produzione di ritratti del Grand Tour di Batoni, che lo renderà assai famoso al suo tempo procurandogli importanti commissioni da nobili e case reali europee, compreso Papa Clemente XIII. Pompeo Batoni si spense a Roma nel 1787.
Certo non si tratta di uno dei massimi artisti, ma vale senz’altro la pena di conoscerlo. Devo dire che io stessa entrai in mostra senza troppo entusiasmo, pensando ad uno dei tanti artisti minori, magari ripetitivo e commerciale. C’è forse una parte di vero in quest’ultimo riferimento, nel senso che Batoni al suo tempo riuscì ad ingraziarsi molti nobili e personaggi stranieri, grazie alla sua abilità ritrattistica, ed è vero che in questo genere ci sono elementi ripetitivi, quali le pose, le impostazioni, l’inserimento di rovine o monumenti celebri; ma è anche certo che c’è un’ottima tecnica, che le fisionomie sono piacevoli, belli i colori.
In mostra però un paio di tele mi hanno particolarmente colpito, per i volti, gli incarnati, la luminosità e la tenerezza. E’ proprio di una di queste immagini, meno nota, meno convenzionale, ma vi assicuro dal vivo veramente bella che vorrei parlarvi. Per chi crede è la Vergine con il bambino, per chi non crede una tenera madre con il figlio: volti splendidi, una luminosità incredibile, colori tenui ma vividi, incarnato così bello da sembrare irreale e al contempo così reale e palpitante nel suo pallore roseo da sembrare palpabile. Non so se l’immagine pubblicata può renderle giustizia, ma se vi ho stuzzicato la curiosità potrete cercare questa immagine sfuggita ai media, meno reclamizzata, per qualcuno forse sconosciuta, per comprendere l’emozione che ho provato vedendola e di cui ho voluto rendervi partecipi, su un libro o magari su qualche sito internet…