 |
Particolare del
teatro di Ferento |
|
 |
 |
|
Le
gradinate del teatro |
La scena
vista dalla strada |
|
|
|
La città di Ferento deve probabilmente le sue
origini dall’abbandono del vicino centro etrusco di Acquarossa,
avvenuto intorno al 500 a.C. Ferento diviene municipio romano
con un’area urbana che, al momento della sua massima espansione,
occupò l’intera collina di Pianicara per un’estensione di circa
30 ettari. La città romana conosce un momento di particolare
prosperità nella prima età giulio-claudia, con la costruzione
del teatro, di un grande impianto termale e la ristrutturazione
del complesso forense.
La continuità dell’abitato in età tardo-antica è
testimoniata dall’esistenza della diocesi, documentata dal 487
al 649. Ma le vicende del conflitto gotico e la successiva
occupazione longobarda, avvenuta poco dopo il 605, determinano
per Ferento l’inizio di un periodo di crisi economica e
demografica. Privata anche della sede vescovile, trasferita già
dai primi anni del VII secolo, a Bomarzo, Ferento si riduce al
ruolo di postazione fortificata del gastaldato di Tuscania,
vicino al confine longobardo-bizantino. Questo ruolo marginale
di Ferento fu in parte superato dal suo inserimento nel IX
secolo nei territori della Chiesa.
Tra l’XI e il XII secolo l’abitato torna ad
espandersi, con la progressiva rioccupazione degli spazi ad est
del teatro e la costruzione di una nuova cinta di mura che
racchiude un’area più vasta. La crescita economica e demografica
dell’insediamento porta all’attrito con il vicino comune di
Viterbo con la relativa guerra. Il conflitto culmina con la
distruzione completa di Ferento da parte dei viterbesi tra il
1170 e il 1172.
Il teatro
Il teatro romano di Ferento si trova nella area
occidentale del colle di Pianicara, al centro del lato Ovest
dell’abitato, nello spazio compreso tra le mura e il decumano
sul quale dava il muro della cavea con le entrate al teatro. La
struttura è orientata N/S, in parte è addossata al pendio
naturale del terreno, in parte costruito: infatti presenta la
cavea direttamente scavata nella roccia, con 13 gradini di
restauro, mentre l’ordine superiore delle gradinate, oggi non
più visibile, poggiava su costruzioni artificiali, costituite da
una serie di camere radiali in muratura. Queste, percorse da un
corridoio comunicante con l’esterno tramite 27 arcate a tutto
sesto, circondano completamente la cavea, sono formate da grossi
blocchi di peperino e si impostano su pilastri a pianta quadrata
leggermente rastremati verso l’alto.
La
scena, parzialmente conservata, è nella parte inferiore in opera
quadrata, nella parte superiore in opera laterizia, presenta tre
porte rientranti, (al centro la regia, ai due lati le hospitalee,
dalle quali entravano gli attori). Lungo la fronte sono disposte
le nicchie, che ospitavano le statue che si trovano oggi esposte
al Museo Archeologico di Viterbo.
Le terme
Lo scavo
delle terme di Ferento ebbe inizio nel 1908 ad opera della
società archeologica viterbese “Pro Ferento”, diretto dal Rossi
Danielli, e continuò fino all’anno successivo. Le terme sono
situate ad est del teatro, di fronte al decumano della città. Si
trattava di un edificio molto grande ed imponente, che occupava
una vasta area rettangolare di circa 60x37 m. ed un’altezza non
inferiore ai nove metri, come testimonia il rudere in opera
laterizia conservato in un angolo ad est dell’edificio termale.
Si accedeva, scendendo due gradini, dal decumano massimo al
primo dei numerosi ambienti, in un’ampia sala di aspetto (19x19
metri). Al centro della prima sala è visibile una grande vasca
rettangolare di 8,25x4,95 metri e profonda un solo metro, di
probabile funzione ornamentale. Era rivestita da lastrine di
marmo bianco e doveva avere colonne di marmo cipollino che
sostenevano la copertura. Ai lati di una porta centrale c’erano
due piccole fontane anch’esse ornamentali. Le sale erano circa
trenta in laterizi con specchi in opera reticolata.

Particolare
delle terme
|