FERENTO

 

Le Muse di Ferento

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di Paola Panetti

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Particolare del teatro di Ferento

    Le gradinate del teatro La scena vista dalla strada
  Le gradinate del teatro La scena vista dalla strada
  Le gradinate del teatro

Le gradinate del teatro

  La scena e la cavea del teatro viste dall'alto

La scena e la cavea del teatro viste dall'alto

La zona del teatro vista dall'alto Le gradinate del teatro viste dall'alto
   
La zona del teatro vista dall'alto Le gradinate del teatro viste dall'alto

La città di Ferento deve probabilmente le sue origini dall’abbandono del vicino centro etrusco di Acquarossa, avvenuto intorno al 500 a.C.  Ferento diviene municipio romano con un’area urbana che, al momento della sua massima espansione, occupò l’intera collina di Pianicara  per un’estensione di circa 30 ettari. La città romana conosce un momento di particolare prosperità nella prima età giulio-claudia, con la costruzione del teatro, di un grande impianto termale e la ristrutturazione del complesso forense.

La continuità dell’abitato in età tardo-antica è testimoniata dall’esistenza della diocesi, documentata dal 487 al 649. Ma le vicende del conflitto gotico e la successiva occupazione longobarda, avvenuta poco dopo il 605, determinano per Ferento l’inizio di un periodo di crisi economica e demografica. Privata anche della sede vescovile, trasferita già dai primi anni del VII secolo, a Bomarzo, Ferento si riduce al ruolo di postazione fortificata del gastaldato di Tuscania, vicino al confine longobardo-bizantino. Questo ruolo marginale di Ferento fu in parte superato dal suo inserimento nel IX secolo nei territori della Chiesa.

Tra l’XI e il XII secolo l’abitato torna ad espandersi, con la progressiva rioccupazione degli spazi ad est del teatro e la costruzione di una nuova cinta di mura che racchiude un’area più vasta. La crescita economica e demografica dell’insediamento porta all’attrito con il vicino comune di Viterbo con la relativa guerra. Il conflitto culmina con la distruzione completa di Ferento da parte dei viterbesi tra il 1170 e il 1172.

Il teatro

Il teatro romano di Ferento si trova nella area occidentale del colle di Pianicara, al centro del lato Ovest dell’abitato, nello spazio compreso tra le mura e il decumano sul quale dava il muro della cavea con le entrate al teatro. La struttura è orientata N/S, in parte è addossata al pendio naturale del terreno, in parte costruito: infatti presenta la cavea direttamente scavata nella roccia, con 13 gradini di restauro, mentre l’ordine superiore delle gradinate, oggi non più visibile, poggiava su costruzioni artificiali, costituite da una serie di camere radiali in muratura. Queste, percorse da un corridoio comunicante con l’esterno tramite 27 arcate a tutto sesto, circondano completamente la cavea, sono formate da grossi blocchi di peperino e si impostano su pilastri a pianta quadrata leggermente rastremati verso l’alto.  La scena, parzialmente conservata, è nella parte inferiore in opera quadrata, nella parte superiore in opera laterizia, presenta tre porte rientranti, (al centro la regia, ai due lati le hospitalee, dalle quali entravano gli attori). Lungo la fronte sono disposte le nicchie, che ospitavano le statue che si trovano oggi esposte al Museo Archeologico di Viterbo.

Le terme

Lo scavo delle terme di Ferento ebbe inizio nel 1908 ad opera della società archeologica viterbese “Pro Ferento”, diretto dal Rossi Danielli, e continuò fino all’anno successivo. Le terme sono situate ad est del teatro, di fronte al decumano della città. Si trattava di un edificio molto grande ed imponente, che occupava una vasta area rettangolare di circa 60x37 m. ed un’altezza non inferiore ai nove metri, come testimonia il rudere in opera laterizia conservato in un angolo ad est dell’edificio termale. Si accedeva, scendendo due gradini, dal decumano massimo al primo dei numerosi ambienti, in un’ampia sala di aspetto (19x19 metri). Al centro della prima sala è visibile una grande vasca rettangolare di 8,25x4,95 metri e profonda un solo metro, di probabile funzione ornamentale. Era rivestita da lastrine di marmo bianco e doveva avere colonne di marmo cipollino che sostenevano la copertura. Ai lati di una porta centrale c’erano due piccole fontane anch’esse ornamentali. Le sale erano circa trenta in laterizi con specchi in opera reticolata.

Particolare delle terme

 

 

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