 |
 |
|
|
Centeno e Proceno,
Acquapendente, San Lorenzo,
Bolsena,
Montefiascone,
Viterbo,
San Martino al Cimino,
Ronciglione,
Vetralla,
Capranica,
Sutri,
Monterosi, Campagnano Romano,
Formello,
La Storta |
 |
di Paola Panetti |
 |
|
CLICCA SUI SIMBOLI DELLA VIA
FRANCIGENA PER VISUALIZZARE LE LOCALITA' |
|
|
|
|
La Via Francigena, anticamente chiamata Via Francesca o Romea e
detta talvolta anche Franchigena, è il percorso che nel periodo
medievale conduceva a Roma, sede di una delle principali mete
religiose del tempo. I primi documenti d'archivio che citano
l'esistenza della Via Francigena risalgono al XIII sec. Il
percorso di un pellegrinaggio che il vescovo Sigerico nel X sec.
fece da Canterbury per giungere a Roma rappresenta una delle
testimonianze più significative di questa rete di vie di
comunicazione europea in epoca medioevale, ma non esaurisce le
molteplici alternative che giunsero a definire una fitta
ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda
della stagione, della situazione politica dei territori
attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei
santi. Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba
dell'apostolo Pietro era nel medioevo una delle tre
peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a
Santiago di Compostela. Per questo l'Italia era percorsa
continuamente da pellegrini di ogni parte d'Europa. Molti si
fermavano a Roma, gli altri scendevano lungo la penisola fino al
porto di Brindisi e da lì si imbarcavano per la Terra Santa.
Nella maggior parte dei casi i pellegrini seguivano le Strade
consolari romane. I pellegrini provenienti soprattutto dalla
terra dei Franchi in età post carolingia cominciarono a valicare
le Alpi ed entrare in Italia. Con l'itinerario primitivo si
entrava in territorio italico attraverso il Colle del Monginevro
(talvolta transitando anche dal Colle del Moncenisio), dando
così alla strada il nome di Francigena, cioè proveniente dalla
Terra dei Franchi.
La presenza di questi percorsi, con la grande quantità di
persone provenienti da culture anche molto diverse tra loro, ha
permesso un eccezionale passaggio di segni, emblemi, culture e
linguaggi dell'Occidente Cristiano. Ancora oggi sono
rintracciabili sul territorio le memorie di questo passaggio che
ha strutturato profondamente le forme insediative e le
tradizioni dei luoghi attraversati. Un passaggio continuo che ha
permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire
in contatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e
politica dell'Europa moderna; è nota la frase del poeta Goethe
secondo cui la coscienza d'Europa è nata sulle vie di
pellegrinaggio.
A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata
"Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa" assumendo, alla
pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità
sovranazionale.
Il tratto da Canterbury a Roma si sviluppa su di un percorso di
1.600 chilometri che parte da Canterbury, e arriva a Dover per
attraversare la Manica; da Calais, passando per Reims, Besançon
e Losanna si arriva alle Alpi che vengono passate al colle del
Gran San Bernardo. Dalla Valle d'Aosta si scende a Ivrea, quindi
Vercelli, Pavia e si attraversano gli Appennini tra le province
di Piacenza e Parma passando per Segalara, Fornovo di Taro e poi
Berceto. Da Pontremoli si prosegue per Lucca, Porcari,
Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano,
Colle di Val d'Elsa, Siena, Viterbo per terminare a Roma.
Delle settantanove località attraversate da Sigerico
nell'itinerario originale, trentaquattro sono le città:
Canterbury, Calais, Bruay, Arras, Reims, Châlons-sur-Marne,
Bar-sur-Aube, Besançon, Pontarlier, Losanna, Gran San Bernardo,
Aosta, Ivrea, Santhià, Vercelli, Pavia, Piacenza, Fiorenzuola
d'Arda, Fidenza, (deviazione per Parma), Fornovo di Taro,
Pontremoli, Aulla, Luni, Massa, Lucca, Porcari, Altopascio,
Fucecchio, San Genesio, San Gimignano, Colle di Val d'Elsa,
Siena, San Quirico d'Orcia, Bolsena, Viterbo, Sutri, Campagnano,
Roma.
Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere, perlopiù a piedi, tutti
i 1.600 chilometri del tragitto. La percorrenza media di viaggio
fu quindi di 20 km circa al giorno.
Dopo la riscoperta, avvenuta negli anni settanta, del Cammino di
Santiago, ci si rese conto che anche in Italia esisteva un
simile percorso di pellegrinaggio. Come era successo per il
cammino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva in
parte sotto l'asfalto delle autostrade e delle statali che, col
tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano
state le strade principali del medioevo e dell'età romana.
L'interesse, dapprima limitato agli studiosi, poi estesosi a
molti che, dopo aver percorso il Cammino di Santiago,
desideravano arrivare a Roma a piedi e poi a Gerusalemme, ha
fatto nascere una rete di amanti della Francigena che, con
vernice e pennello, hanno cominciato a segnare sentieri e
percorsi. Dove possibile si è cercato di recuperare il tracciato
originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso
storico in favore di sentieri e strade meno trafficate.
Constatando il sempre maggiore interesse per il Cammino di
Santiago, è oggi chiaro che anche la Francigena è un tesoro dal
punto di vista turistico, e se questo ha portato le
amministrazioni pubbliche a prendere coscienza dell'importanza
del fenomeno ha anche portato alcuni ad approfittarsi, ad
esempio deviando il percorso pur di farlo passare nei pressi di
quel bar o di quell'altro ristorante. Tra le regioni italiane la
regione Lazio è stata molto attiva negli ultimi due anni,
infatti ha investito sulla Francigena in termini di risorse e di
promozione turistica, riattivando una serie di percorsi che
hanno come fulcro Roma. In particolare il tratto a nord
proveniente dalla Toscana e quello a sud da e verso la Terra
Santa sulla direttrice Prenestina che attraversa Palestrina,
entra nella Valle del Sacco e dopo Anagni si ricongiunge alla
Latina per dirigersi a Benevento, dove incontra l'altra
direttrice l'Appia, per molti secoli, dopo la caduta dell'Impero
Romano, ridotta a via di carattere soprattutto commerciale per
la presenza delle paludi pontine.
Nella Tuscia il percorso iniziava da Centeno, stazione di posta
per poi proseguire per Proceno, Acquapendente, Bolsena,
Montefiascone e Viterbo, che divenne uno dei cardini dell’intero
percorso ricco di “ospizi”, alloggi e memorie storiche. Nacque
il problema dell’attraversamento dei Monti Cimini tentato –a
seconda dei periodi- a destra e a sinistra del Lago di Vico. Da
una parte s’incontrava Ronciglione e la chiesetta di
Sant’Eusebio, dall’altra sono riconoscibili tratti dell’antico
percorso tra i boschi di castagno nei pressi dell’abbazia
Cistercense di San Martino al Cimino. Si proseguiva per
Vetralla, dove una strada campestre conduceva alla chiesetta di
Santa Maria in Forcassi, citata da Sigerico, quindi Capranica,
Sutri e Monterosi.
Alla Storta, nei pressi di Roma, i pellegrini preferivano
lasciare la Cassia, che attraversava zone malsane e pericolose,
per seguire l’antica Via Triumphalis ed arrivavano al Vaticano
dal monte Mario, detto Mons Gaudii (‘monte della gioia’).
|
|
|
|