Cattivismi
Rubrica contro il "buonismo" che ha rincitrullito l'Italia ma ancora non del tutto gli italiani

HOME RUBRICA

Stampa

 

di Vautrin

Scrivi all'Autore

LARGO GENTE, ARRIVA GIANBURRENZI, IL ROTTAM’ATTORE!

E con questo sono tre. I Presidenti del Consiglio che nessuno ha eletto.

 

 

Siamo stati facili profeti. Dicevamo, pochi giorni fa, che bastava una flatulenza di Giamburrenzi, il rottam’attore, per buttare giù dal piedistallo quel pulcino bagnato di Lettanipote. E invece è no, è bastato molto meno: un semplice ruttino del leader rampante, uno di quelli che si fanno fare ai bambini appena mangiato, e Lettanipote non c’è più! Ma se lo è meritato, così apprezzerà il dono della riflessione e della modestia. Mai visto tanta protervia istituzionale in un soggetto così poco dotato: fino a poche ore prima di recarsi frignando dal Grande Manovratore al Quirinale a rassegnare le proprie dimissioni, esternava su orizzonti di legislatura, riforme costituzionali,  azioni per l’Italia, ripresa della crescita, riduzione del debito pubblico... Mostrava i muscoli, anzi le sue millantate “palle d’acciaio”: lanciava sfide parlamentari, rincorreva voti di sfiducia, sicuro di cavarsela... Poi non ha avuto neanche la coerenza di “cadere” sul campo (ma cosa ci si poteva aspettare di diverso da un “pulcino bagnato” come lui?) e ha aperto l’ennesima crisi extraparlamentare.

Sono portato a pensare che un tale repentino cambiamento di rotta nel giro di poche ore non sia tutta farina del suo sacco: un pò il (fuor di metafora) “togliti subito dalle palle” del Rottam’attore; un pò il “torna a casa pulcino” di Lettazio; un pò i cazziatoni del gestore pro tempore delle sale quirinalizie e magari la promessa di qualche cioccolatino ancora incartato, tipo un posto da commissario europeo che non si è negato neanche a Montiboccone, lo avranno indotto ad asciugarsi le lacrimucce e a guardare senza magone al futuro.

Ma veniamo a lui, al vincitore, all’attor giovane che con scaltra determinazione e un pizzico di perfidia si è presa tutta la compagnia teatrale. Prima ha dato l’assalto al partito, operazione riuscita col pennello; poi ha finto di disinteressarsi al governo, lasciando per qualche settimana nell’ambascia il balbettante premier; poi, mentre diceva di voler fare solo il sindaco fiorentino, ha virato l’affondo finale commentando con un sprezzante “era ora” la decisione di Lettanipote di recarsi a chieder lumi in Quirinale, anticamera delle dimissioni.

Certo che Gianburrenzi rischia,  e lo sa perfettamente. Ha bruciato i tempi, si è fatto prendere dalla fregola del comando. Magari se era un pò più paziente si faceva eleggere tra sei mesi con un plebiscito popolare. E invece no, tutto e subito. Intanto però deve spantanarsi dalle paludi romane, dove gli alfanoidi e gli altri partitini tascabili lo stanno trattenendo. Poi dovrà pur concedere qualcosa ai suoi elettori che, non dimentichiamolo, sono di sinistra. Magari perderà qualche pezzetto di partito (tal Civati sta già scalpitando) perché troppo “moderato”.

Io però, partendo dal presupposto che peggio di Montiboccone e Lettanipote non potrà fare, gli concedo un briciolo di fiducia e aspetto che abolisca, come ha promesso, finanziamento pubblico ai partiti e senato. Poi ne riparliamo.

 

 

 

TORNA SU