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Rubrica contro il "buonismo" che ha rincitrullito l'Italia ma ancora non del tutto gli italiani

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di Up

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Il Paradiso (fiscale) non può attendere

Il Lussemburgo è uno degli stati fondatori dell’Unione Europea ma non è certo un bell’esempio di trasparenza fiscale

 

Jean Claud Juncker, Presidente della Commissione Europea e Primo Ministro del Lussemburgo dal 1995 al 2013

   

 

E’ bello apprendere da un’agenzia di informazione indipendente no-profit (a riprova, se ce ne fosse bisogno, che i grandi giornali europei certe inchieste non se le sognano neppure) che negli ultimi tempi oltre 340 multinazionali hanno fatto risultare molti dei loro sontuosi profitti su società residenti nel Granducato di Lussemburgo. Prima di compiere queste brillanti operazioni hanno contrattato in gran segreto, con le autorità fiscali del posto, un bassissimo tasso di imposizione fiscale.

Facciamo un esempio che riguarda una delle più grandi banche italiane, Intesa S. Paolo: Grazie alla cessione delle attività di banca depositaria al colosso americano State Street, Intesa SanPaolo ha incassato 1,75 miliardi di euro realizzando una plusvalenza lorda di 740 milioni: “E’ una super-operazione – dichiarò l’allora amministratore delegato Corrado Passera – l’effetto sui conti e sulla nostra patrimonializzazione è importante, qualcuno pensava che in questo caso non avremmo rispettato gli impegni, ma come sempre li abbiamo rispettati”.

A fronte di una plusvalenza lorda di 740 milioni anche il fisco italiano era pronto a incassarne almeno la metà e invece è rimasto a bocca asciutta: una parte rilevante delle attività di banca depositaria erano infatti in capo a SanPaolo Bank, con sede a Lussemburgo, e sono state cedute a State Street Bank Luxembourg seguendo le regole fiscali del Granducato (0,50% di tassazione, dicansi zerovirgolacinquantapercento).

Il lettore rassegnato dirà: “Vabbè, ma il mondo, e anche l’Europa, sono pieni di paradisi fiscali; l’Irlanda, per esempio, si è rimessa dalla profonda crisi proprio abbattendo la pressione fiscale a favore dei colossi internazionali!”

Tutto vero, e tutto lecito, se non ci fosse la moneta unica, che esiste in virtù di un trattato internazionale e imporrebbe un rispetto reciproco di tutti gli Stati e dei relativi popoli. Se il paese che fa il furbetto è tra i fondatori dell’UE la questione è ancora più grave. Se poi il Primo Ministro di questo paese dal 1995 al 2013 è stato un certo Jean Claud Juncker, attuale Presidente della Commissione Europea, la massima carica esecutiva dell’Unione, colui che si trova nelle mani il destino di milioni di cittadini, quello che chiede sacrifici lacrime e sangue e tasse su tasse agli stati che non rispettano le regole dei trattati, allora la situazione è veramente tragica.

Noi comuni mortali siamo qui a pagare TARI, TASI, IMU, IRPEF, IRAP, IVA, contributi e balzelli vari di cui si perde persino la memoria anno dopo anno, siamo vessati da un fisco sempre più vorace, veniamo colpevolizzati se non ritiriamo o non emettiamo un misero scontrino, se non compiliamo il quadro giusto ci notificano le sanzioni con i relativi interessi, ci fanno credere che il paese va male perché l’idraulico evade le tasse e poi scopriamo che, per chi se lo può permettere, basta costituire una società di comodo in Lussemburgo per non versare al fisco italiano, in un colpo solo, la presunta evasione di almeno 74000 idraulici (che forse in Italia nemmeno esistono) .

Infine, paradosso nel paradosso, si scopre che persino Finmeccanica, il cui azionista di maggioranza è lo Stato italiano, è andata a Lussemburgo a dichiarare le sue plusvalenze per sfuggire al fisco italiano, una situazione psicopatica ed emblematica, uno Stato che sfugge da se stesso.

Concludiamo con una considerazione che riguarda l’informazione, quello che una volta veniva chiamato il quinto potere e dovrebbe essere al servizio della collettività, raccontare le verità al di sopra di ogni interesse. Ebbene questa notizia, che è una delle più importanti degli ultimi anni, è uscita grazie all’ International Consortium of Investigative Journalism, un’associazione indipendente no-profit. I grandi giornali sono stati costretti a riportarla così com’è e solo in rari casi l’hanno commentata o le hanno dato al rilevanza che meriterebbe. Di questi tempi preferiscono mandare interminabili servizi sul tempo meteorologico, sugli episodi di cronaca nera o sull’estenuante teatrino della politica italiana.

 

 

 

 

   

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