Servizio su Banca
Etruria, Mario Gerevini per il
Corriere della Sera:
“Il
presidente (dal 2014) è in
carica come consigliere e membro
del comitato esecutivo dal 2008,
Boschi è in cda dal 2011 e Berni
è stato direttore generale dal
2005 al 2008. I primi due sono
esponenti della componente
cattolica di maggioranza, il
terzo del nucleo laico-massonico”
.
Si imparano tante cose a leggere tra le righe dei giornali
italiani. Quanti di voi sapevano
che per dirigere
una banca occorre appartenere alla componente cattolica o al nucleo
laico-massonico? E soprattutto
che è normale che in una banca
esista un nucleo massonico!
Fonti
governative e non, fine febbraio
2015:
Il governo scrive alla
Ue: "Ecco le nostre riforme,
pil +3,6% nel 2020"
Ocse: bene riforme Italia, in 10 anni +6% Pil
Le riforme sul lavoro
contenute nel Jobs act
produrranno un effetto
positivo sul Pil pari allo
0,9% nel 2020, mentre nel
lungo termine l'impatto sarà
dell'1,6%
Ocse rialza subito
previsioni Pil Italia,
Gurria: nel 2015 +0,6%
Il 2015 sarà l'anno
spartiacque in cui ci
lasceremo alle spalle la
recessione, spinta di euro
debole, prezzo petrolio,
tassi bassi e export sul PIL
italiano pari al +2,1%: le
stime Confindustria
La Commissione Ue rivede al
ribasso le stime di crescita
dell'Italia:
-0,4% nel 2014, con una
"tiepida ripresa" nel 2015
stimata a 0,6%
e dovuta all'"accelerazione
della domanda esterna".
(Questa previsione è
precedente alle altre,
notate che lo 0,6%, che oggi
è strombazzato come un
grande risultato, era
definito tiepida ripresa)
“L’ottimismo
è il profumo della vita” come
diceva il poeta. Prevedete pure,
che poi qualche crescita
arriverà, prima o poi!
Scommettiamo che nessuno ha
tenuto conto della deflazione?
Sapete che se l’inflazione è
negativa, diciamo lo 0,5% e il
PIL nominale diminuisce dello
0,4%, verranno a dirci che la
crescita è arrivata e ammonta
allo 0,1%?
Francesco Grignetti per La
Stampa, elucubrando sul
paventato (?) intervento
militare in Libia dell’Italia:
“La Difesa è reduce da un
quinquennio di severi tagli al
bilancio. Il che significa che
molti mezzi - aerei, navi,
blindati - sono usurati al
limite del possibile.
L’Afghanistan, poi, ha
rappresentato un banco di prova
dove i reparti dell’Esercito si
sono ormai definitivamente
rodati, ma dove anche sono
stati divorati miliardi di
euro”.
Per avere la
conferma che una missione
militare di nessuna utilità come
quella in Afghanistan sia
costata al contribuente italiano
miliardi di euro bisogna leggere
ancora una volta tra le righe di
un articolo che parla d’altro.
Fabrizio Dragosei per il
“Corriere della Sera”:
Due bombardieri russi provocano
la NATO sorvolando il canale
della Manica.
“I due TU-95 provenienti dalla
base di Engels sul Volga e poi
scortati da quattro Typhoon
della Raf, non sono i primi
aerei russi a mettere in allarme
la Nato. Tre settimane fa altri
bombardieri erano passati sulla
Manica, sempre nello spazio
aereo internazionale, ma in
un’area molto trafficata. Come
minimo c’è il pericolo che
queste manovre (il più delle
volte a transponder spenti)
mettano a rischio i voli civili.
Sulla Gran Bretagna, ma anche
nel Baltico e in Scandinavia”.
Come al solito, a leggere bene,
i velivoli militari russi non
hanno sconfinato dallo spazio
aereo internazionale, però
sembra possano mettere in
pericolo i voli civili perchè il
più delle volte avrebbero il
trasponder spento. Una domanda,
da scarso conoscitore del
traffico aereo quale sono,
vorrei porla a questi
giornalisti che ci propinano
queste non notizie che ricavano
da veline dei comandi militari
della NATO: “I moderni aerei
militari sono dotati di
strumentazioni sofisticate che
gli permettono di sfuggire alla
contraerea e agli aerei nemici,
possibile che rischiano di
scontrarsi con gli aerei
civili?”
L’articolo contiene un altro
paio di perle:
“Il Cremlino afferma che sia
«pura fantasia» pensare che
esista un pericolo russo, ma i
segnali stanno lì a confortare i
più allarmisti. Test di missili
intercontinentali fatti partire
da sommergibili in pieno
Atlantico; manovre con
caccia-bombardieri d’assalto e
truppe missilistiche (ieri);
annunci di nuovi radar per la
protezione contro lanci di
vettori balistici (sempre
ieri)”.
Quindi annunciare
l’installazione di nuovi radar
per la difesa da lanci di
vettori balistici sarebbe una
minaccia per l’Occidente…
“Tutto
questo, inevitabilmente,
indispettirà ancora di più
Vladimir Putin. Soprattutto se è
vero quello che ha raccontato il
canale tv tedesco Zdf in base a
non meglio specificati
documenti segreti: l’ex
agente del Kgb è un uomo
violento che picchiava
regolarmente la moglie Lyudmila”.
Da notare la dicitura “non
meglio specificati documenti
segreti” utilizzata dal
giornalista italiano e
presumibilmente dal canale
tedesco per “provare” che Putin
è un uomo violento che picchiava
regolarmente la moglie Lyudmila.
A fronte di simili articoli di
pura propaganda viene da
chiedersi perché critichiamo
tanto il leader della Corea del
Nord.
L’Italia scende al 73° posto
nella classifica mondiale della
libertà di stampa. Reporters
sans frontieres, febbraio 2015
Pochi giornali italiani hanno
riportato questa notizia in
bella evidenza (basta fare una
ricerca su google per rendersene
conto). Solo il vicedirettore
del Corriere, PG Battista, ha
trattato la questione con
sarcasmo, cercando di
ridicolizzare la classifica e
l’associazione che l’ha redatta.
Di seguito la replica di
Reporter sans frontieres:
“Il Corriere della Sera ha
pubblicato una nota del suo
vicedirettore, Pierluigi
Battista, di irrisione per il
giudizio fortemente negativo che
Reporters Sans Frontières ha
dato sulla libertà di stampa nel
nostro paese (su quella
classifica avevo pubblicato,
ricorderete, un post qui qualche
giorno). Ho chiesto al Corsera
di pubblicare una nota in
risposta all'intervento di
Battista, e qui ne riporto il
testo.
Nella sua colonna
“Particelle elementari” (vd.Corriere
del 16.2), Pigi Battista
straccia con sarcasmo la
classifica annuale di Reporters
sans Frontières, che per il 2015
ha posto l'Italia al 73.mo
posto. Egli qualifica questa
classifica come “la più
bislacca, arbitraria, infondata,
e comica del mondo”, anche se
però ammette, bontà sua, che in
giro essa “viene considerata una
cosa seria, citata da
commentatori seri”. E'
certamente possibile che abbia
ragione Battista, e torto tutti
gli altri; ma la considerazione
che Rsf riceve a livello
mondiale dovrebbe far pensare
che forse varrebbe usare un
briciolo in meno, di sarcasmo e
di disprezzo, e un briciolo in
più di attenzione e di
riflessione.
Come ogni classifica, anche
questa ha certamente un valore
relativo, se non per le
dinamiche che permette di
evidenziare e per lo spunto che
offre alla segnalazione di
variazioni statistiche
significative per un giudizio
fondato su dati di realtà. La
classifica è costruita con
l'utilizzo di 7 indicatori
(trasparenza, autocensura,
aggressioni, intervento del
potere politico etc.) uguali per
tutti i 180 paesi, e con l'aiuto
di soggetti “locali” considerati
credibili per la loro
professionalità, la loro storia
culturale, il loro ruolo
sociale.
L'Italia al 73.mo posto?
Utilizzando anche i dati
dell'osservatorio “Ossigeno per
l'informazione”, si è ricavato
che nel 2015 ci sono stati 506
giornalisti italiani
“minacciati” per la loro
attività: 47 hanno subito
aggressioni fisiche, 139
avvertimenti mafiosi, 22
danneggiamenti, e ci sono state
ben 276 denunce e azioni legali
chiaramente strumentali per una
intimidazione. Sono dati
preoccupanti, che sfuggono
talora, perdute nelle cronache
d'ogni giorno, ma che, poi, nel
consuntivo globale della somma
di fine anno denunciano una
dimensione molto grave, inusuale
certamente in tutti gli altri
paesi europei (dove la
criminalità organizzata ha un
peso relativamente diverso). Si
aggiungano tutti gli episodi nei
quali il potere politico e
quello economico hanno usato la
loro capacità d'intervento per
condizionare il lavoro
giornalistico, e si comprende
come non possa che essere
conseguente una valutazione
negativa.
Ironia e sarcasmo sono
certamente utili a riflettere
con spirito critico in una
definizione della realtà. E Pigi
fornisce sempre sollecitazioni
interessanti, anche quando non
condivise. Siamo certi,
tuttavia, che anch'egli abbia un
giudizio critico sul nostro
lavoro in Italia, lo stesso
giudizio che poi ha spinto
autorità credibili (dai
presidenti della Repubblica fino
al Pontefice) a invitare i
giornalisti italiani a “tenere
la schiena diritta”, perchè
evidentemente tanto dritta non
appare. Quel 73.mo posto
raccoglie anche queste
sollecitazioni”.
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