Cattivismi
Rubrica contro il "buonismo" che ha rincitrullito l'Italia ma ancora non del tutto gli italiani

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Cattivismi in pillole 22 febbraio 2015

 

 

 

Servizio su Banca Etruria, Mario Gerevini per il Corriere della Sera:

 Il presidente (dal 2014) è in carica come consigliere e membro del comitato esecutivo dal 2008, Boschi è in cda dal 2011 e Berni è stato direttore generale dal 2005 al 2008. I primi due sono esponenti della componente cattolica di maggioranza, il terzo del nucleo laico-massonico” .

Si imparano tante cose a leggere tra le righe dei giornali italiani. Quanti di voi sapevano che per dirigere una banca occorre appartenere alla componente cattolica o al nucleo laico-massonico? E soprattutto che è normale che in una banca esista un nucleo massonico!

 

 

Fonti governative e non, fine febbraio 2015:

Il governo scrive alla Ue: "Ecco le nostre riforme, pil +3,6% nel 2020"

Ocse: bene riforme Italia, in 10 anni +6% Pil

Le riforme sul lavoro contenute nel Jobs act produrranno un effetto positivo sul Pil pari allo 0,9% nel 2020, mentre nel lungo termine l'impatto sarà dell'1,6%

Ocse rialza subito previsioni Pil Italia, Gurria: nel 2015 +0,6%

Il 2015 sarà l'anno spartiacque in cui ci lasceremo alle spalle la recessione, spinta di euro debole, prezzo petrolio, tassi bassi e export sul PIL italiano pari al +2,1%: le stime Confindustria

La Commissione Ue rivede al ribasso le stime di crescita dell'Italia: -0,4% nel 2014, con una "tiepida ripresa" nel 2015 stimata a 0,6% e dovuta all'"accelerazione della domanda esterna". (Questa previsione è precedente alle altre, notate che lo 0,6%, che oggi è strombazzato come un grande risultato, era definito tiepida ripresa)

“L’ottimismo è il profumo della vita” come diceva il poeta. Prevedete pure, che poi qualche crescita arriverà, prima o poi! Scommettiamo che nessuno ha tenuto conto della deflazione? Sapete che se l’inflazione è negativa, diciamo lo 0,5% e il PIL nominale diminuisce dello 0,4%, verranno a dirci che la crescita è arrivata e ammonta allo 0,1%?

 

Francesco Grignetti per La Stampa, elucubrando sul paventato (?) intervento militare in Libia dell’Italia:

“La Difesa è reduce da un quinquennio di severi tagli al bilancio. Il che significa che molti mezzi - aerei, navi, blindati - sono usurati al limite del possibile. L’Afghanistan, poi, ha rappresentato un banco di prova dove i reparti dell’Esercito si sono ormai definitivamente rodati, ma dove anche sono stati divorati miliardi di euro”.

Per avere la conferma che una missione militare di nessuna utilità come quella in Afghanistan sia costata al contribuente italiano miliardi di euro bisogna leggere ancora una volta tra le righe di un articolo che parla d’altro.

 

 

 

Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera”: Due bombardieri russi provocano la NATO sorvolando il canale della Manica.

“I due TU-95 provenienti dalla base di Engels sul Volga e poi scortati da quattro Typhoon della Raf, non sono i primi aerei russi a mettere in allarme la Nato. Tre settimane fa altri bombardieri erano passati sulla Manica, sempre nello spazio aereo internazionale, ma in un’area molto trafficata. Come minimo c’è il pericolo che queste manovre (il più delle volte a transponder spenti) mettano a rischio i voli civili. Sulla Gran Bretagna, ma anche nel Baltico e in Scandinavia”.

Come al solito, a leggere bene, i velivoli militari russi non hanno sconfinato dallo spazio aereo internazionale, però sembra possano mettere in pericolo i voli civili perchè il più delle volte avrebbero il trasponder spento. Una domanda, da scarso conoscitore del traffico aereo quale sono, vorrei porla a questi giornalisti che ci propinano queste non notizie che ricavano da veline dei comandi militari della NATO: “I moderni aerei militari sono dotati di strumentazioni sofisticate che gli permettono di sfuggire alla contraerea e agli aerei nemici, possibile che rischiano di scontrarsi con gli aerei civili?”

L’articolo contiene un altro paio di perle:

“Il Cremlino afferma che sia «pura fantasia» pensare che esista un pericolo russo, ma i segnali stanno lì a confortare i più allarmisti. Test di missili intercontinentali fatti partire da sommergibili in pieno Atlantico; manovre con caccia-bombardieri d’assalto e truppe missilistiche (ieri); annunci di nuovi radar per la protezione contro lanci di vettori balistici (sempre ieri)”.

Quindi annunciare l’installazione di nuovi radar per la difesa da lanci di vettori balistici sarebbe una minaccia per l’Occidente…

Tutto questo, inevitabilmente, indispettirà ancora di più Vladimir Putin. Soprattutto se è vero quello che ha raccontato il canale tv tedesco Zdf in base a non meglio specificati documenti segreti: l’ex agente del Kgb è un uomo violento che picchiava regolarmente la moglie Lyudmila”.

Da notare la dicitura “non meglio specificati documenti segreti” utilizzata dal giornalista italiano e presumibilmente dal canale tedesco per “provare” che Putin è un uomo violento che picchiava regolarmente la moglie Lyudmila. A fronte di simili articoli di pura propaganda viene da chiedersi perché critichiamo tanto il leader della Corea del Nord.

 

L’Italia scende al 73° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. Reporters sans frontieres, febbraio 2015

Pochi giornali italiani hanno riportato questa notizia in bella evidenza (basta fare una ricerca su google per rendersene conto). Solo il vicedirettore del Corriere, PG Battista, ha trattato la questione con sarcasmo, cercando di ridicolizzare la classifica e l’associazione che l’ha redatta. Di seguito la replica di Reporter sans frontieres:

“Il Corriere della Sera ha pubblicato una nota del suo vicedirettore, Pierluigi Battista, di irrisione per il giudizio fortemente negativo che Reporters Sans Frontières ha dato sulla libertà di stampa nel nostro paese (su quella classifica  avevo pubblicato, ricorderete, un post qui qualche giorno). Ho chiesto al Corsera di pubblicare una nota in risposta all'intervento di Battista, e qui ne riporto il testo. 

 Nella sua colonna “Particelle elementari” (vd.Corriere del 16.2), Pigi Battista straccia con sarcasmo la classifica annuale di Reporters sans Frontières, che per il 2015 ha posto l'Italia al 73.mo posto. Egli qualifica questa classifica come “la più bislacca, arbitraria, infondata, e comica del mondo”, anche se però ammette, bontà sua, che in giro essa “viene considerata una cosa seria, citata da commentatori seri”. E' certamente possibile che abbia ragione Battista, e torto tutti gli altri; ma la considerazione che Rsf riceve a livello mondiale dovrebbe far pensare che forse varrebbe usare un briciolo in meno, di sarcasmo e di disprezzo, e un briciolo in più di attenzione e di riflessione. 

Come ogni classifica, anche questa ha certamente un valore relativo, se non per le dinamiche che permette di evidenziare e per lo spunto che offre alla segnalazione di variazioni statistiche significative per un giudizio fondato su dati di realtà. La classifica è costruita con l'utilizzo di 7 indicatori (trasparenza, autocensura, aggressioni, intervento del potere politico etc.) uguali per tutti i 180 paesi, e con l'aiuto di soggetti “locali” considerati credibili per la loro professionalità, la loro storia culturale, il loro ruolo sociale. 

L'Italia al 73.mo posto? Utilizzando anche i dati dell'osservatorio “Ossigeno per l'informazione”, si è ricavato che nel 2015 ci sono stati 506 giornalisti italiani “minacciati” per la loro attività: 47 hanno subito aggressioni fisiche, 139 avvertimenti mafiosi, 22 danneggiamenti, e ci sono state ben 276 denunce e azioni legali chiaramente strumentali per una intimidazione. Sono dati preoccupanti, che sfuggono talora, perdute nelle cronache d'ogni giorno, ma che, poi, nel consuntivo globale della somma di fine anno denunciano una dimensione molto grave, inusuale certamente in tutti gli altri paesi europei (dove la criminalità organizzata ha un peso relativamente diverso). Si aggiungano tutti gli episodi nei quali il potere politico e quello economico hanno usato la loro capacità d'intervento per condizionare il lavoro giornalistico, e si comprende come non possa che essere conseguente una valutazione negativa. 

Ironia e sarcasmo sono certamente utili a riflettere con spirito critico in una definizione della realtà. E Pigi fornisce sempre sollecitazioni interessanti, anche quando non condivise. Siamo certi, tuttavia, che anch'egli abbia un giudizio critico sul nostro lavoro in Italia, lo stesso giudizio che poi ha spinto autorità credibili (dai presidenti della Repubblica fino al Pontefice) a invitare i giornalisti italiani a “tenere la schiena diritta”, perchè evidentemente tanto dritta non appare. Quel 73.mo posto raccoglie anche queste sollecitazioni”. 

 

 

 

 

 

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