Venezia è un sogno che ti appare ad
occhi aperti, magica e fantastica, sorprendente, mitica. Già il
treno nell´ultimo tratto dopo Mestre sembra galleggiare sull´acqua,
visione profetica del miracolo di una città intera che
vive e cammina sull´acqua, che ruba barene al mare per
costruire abitazioni e fastosi palazzi, ricamando pietre e
giardini, sfidando la natura, offrendo alla vita un´ultima
disperata salvezza. Venezia, l´acqua che tracima nei palazzi,
impregna le fondamenta, la salsedine che corrode pietre, pali,
dipinti, è un inno alla resistenza ed alla volontà umana, ad un
tempo con e contro la natura, resistenza potente ed indomita contro
le avversità.
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A Venezia si va per celebrare un
amore, per dimenticarlo, per curare le ferite od i propri affani,
per dimenticare ogni altro luogo o città, per godere le proprie
gioie, comunque per lasciarsi rapire da un incantesimo, perché lei
è unica. Lo sciacquio dell´acqua nei canali, il silenzio delle
calli, il tempo rallentato, i battelli che pigri si staccano dalle
piattaforme colmi di gente nonostante tutto tranquilla, privata
della fretta che ne muove i passi nelle nostre concitate città....
Già questo è un respiro diverso.
Venezia...il marcio che addenta
le propaggini dei suoi splendidi edifici, il fascino di vecchie
case talvolta fatiscenti, talvolta con finestre o porte spalancate
come voragini o ferite aperte dall´inclemenza dei nembi, sembra
essere una preda pronta ad essere ghermita da un fato avverso,
sembra una lenta agonia ma...ma tutto resiste, e la vita trionfa
sulla morte, offre una speranza, di più, un´affermazione silente e
potente della propria capacità di vivere là ove sembrano non
esserci ragioni che per morire.
Durante il carnevale un´altra
magia si perpetua: abiti colorati, bellissimi; i volti immoti delle
maschere completamente silenti: non vi risponderanno se chiederete
una foto, vi faranno un inchino e un cenno del capo per accordarvi
il loro tempo, niente di più, come fossero fantasmi o personaggi di
un tempo lontano che la parola non può calare nel presente. Il
colore e il fasto di questi costumi ben si addicono al fasto degli
edifici, non meno dell´incedere consapevole delle maschere. La
calca, immensa come una muraglia, resta nonostante tutto ordinata,
perché Venezia è regale signora e come tale ci accoglie, ci ospita,
ci lascia comunque stranieri ossequiosi e rispettosi di un mondo
che possiamo profanare solo in punta di piedi.
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