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PISA Il Tuttomondo di Keith Haring |
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di Giuseppe Moscatelli |
Tanti tra i turisti che ogni giorno affollano Pisa per ammirare la famosa Torre pendente ignorano che, in prossimità della stazione ferroviaria, un’altra opera d’arte di straordinario interesse e unica nel suo genere in Italia si offre ai loro sguardi.
Si tratta di un grande murale di ben 180 metri quadrati che ricopre integralmente la parete esterna del convento annesso alla Chiesa di S. Antonio Abate in Piazza S. Antonio. L’artista “graffitaro” americano Keith Haring lo realizzò nel 1989, pochi mesi prima di morire per aids alla giovanissima età di 31 anni.
All’origine dell’opera vi è l’incontro casuale a New York di Keith Haring con un giovane studente pisano. Il soggetto affrontato è quello, assai caro all’artista, della pace, concordia e amicizia universale espresso attraverso trenta delle sue inconfondibili figure, tra loro legate, amalgamate, incastrate come in un pirotecnico caleidoscopio. I colori sono “soft”, tenui e delicati, in contrasto con l’acceso cromatismo che è il tratto distintivo della sua opera. Il murale, realizzato con vernici acriliche, è tutt’oggi, a distanza di oltre vent’anni dalla sua realizzazione, in un eccellente stato di conservazione.
Keith Haring, artista estremamente prolifico, aveva tempi di esecuzione rapidissimi: normalmente non più di un giorno per la realizzazione dei suoi murales; a Pisa impiega invece una settimana. Avvalendosi di un ponte mobile già il primo giorno disegna sullo sfondo bianco della grande parete il contorno nero di tutte le figure, in modo del tutto estemporaneo e senza avvalersi di disegni preparatori o bozzetti. Poi accoglie studenti e artigiani da lui coordinati che lo aiutano nella colorazione delle figure. L’opera viene firmata e titolata: TUTTOMONDO, quasi a riassumere i tratti peculiari della sua poetica, se non proprio un testamento pittorico.
In Italia Keith Haring ha realizzato varie opere, nessuna delle quali – escludendo TUTTOMONDO – tuttavia ci è pervenuta. A Roma sono stati “ripuliti” sia il Palazzo dello esposizioni che la linea A della metropolitana dove l’artista aveva dato prova della sua creatività. Mentre i murales realizzati nel negozio Fiorucci di Milano sono stati strappati e venduti all’asta.
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