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IL MONASTERO DI SANTA CATERINA Alle origini del Cristianesimo
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Foto e testi di Giuseppe Moscatelli |
Il Monastero di Santa Caterina in Egitto, ai piedi del Monte Sinai, laddove Mosè secondo la Bibbia ricevette da Dio le Tavole della Legge, è uno dei più antichi luoghi di culto e pellegrinaggio della cristianità. Nell’anno 2002 è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Le sue origini risalgono al VI secolo ed è luogo sacro per le tre grandi religioni monoteistiche: Cristiamesimo, Islam ed Ebraismo. Cristiani ed Ebrei vi ripercorrono le memorie dell’Antico Testamento, gli islamici vi commemorano l’accoglienza e il rifugio che vi trovò Maometto, che con un documento di suo pugno tutt’oggi conservato nella biblioteca del monastero accordò ai luoghi la sua protezione. Già nell’anno 328 dell’era cristiana S. Elena, madre dell’imperatore Costantino, volle che sul luogo dove Dio parlò a Mosè, come si racconta nell’episodio biblico del “Roveto ardente”, fosse edificato un piccolo tempio a memoria dell’evento. Il “Roveto”, ancor oggi verde e lussureggiante pur in un ambiente e in un clima inospitali, è attualmente protetto dalle massicce mura della piccola fortezza che ricomprende il monastero e la basilica, oltre numerosi altri edifici di varie epoche e stili architettonici, compresa una piccola moschea. Nel VI secolo l’imperatore Giustiniano fece infatti costruire a presidio del luogo il monastero, che fu chiamato “della Trasfigurazione” dallo splendido mosaico coevo che si può ammirare nell’abside della basilica, gioiello della prima arte bizantina, recentemente restaurato da una equipe italiana. Fece anche fortificare i luoghi con una possente cinta muraria, a difesa dai predoni. L’intitolazione a Santa Caterina è successiva di quasi tre secoli, allorché in una grotta poco lontana i monaci ritrovarono le sacre reliquie del corpo di Santa Caterina d’Alessandria che, custodite tutt’oggi nella bsilica, alimentarono culto, devozione e pellegrinaggi. Nel monastero, che conserva la più grande raccolta di codici e antichi manoscritti bizantini dopo quella vaticana, vive tutt’oggi una piccola comunità di monaci di rito greco-ortodosso.
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