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LE PIRAMIDI L’archetipo infranto del sogno del viaggio
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Foto e testi di Giuseppe Moscatelli |
Le piramidi rappresentano nell’immaginario collettivo l’archetipo stesso del sogno del viaggio. Se chiedessimo a dieci cento mille persone il luogo della terra che più amerebbero visitare sono sicuro che tutti o quasi risponderebbero: le piramidi! Si, le piramidi sono un mito. Lo erano già al tempo dei romani, per i quali la civiltà egiziana era tanto antica almeno quanto oggi lo è per noi quella romana. Forse è per questo che visitandole si rimane un pò delusi. Uno arriva lì allettato da ricordi più o meno freschi dei libri di scuola sulla magnificenza dei faraoni, sullo splendore dello civiltà, sulla maestosità delle opere... cui si aggiungono suggestioni mediatiche di più recente acquisizione ma non meno invasive che indulgono al mistero, all’arcano, al paranormale... Trasmissioni televisive, riviste specializzate, libri di studiosi illustri e di sensitivi in questi ultimi anni ci hanno detto e ripetuto, fino a convincerci, che la loro costruzione rappresenta il più grande enigma della storia, che sono allineate secondo precisi schemi astronomici, che sono costruite con blocchi di roccia di ineguagliabile perfezione, che vogliono comunicarci chissà quale messaggio esoterico... in conclusione che non possono essere opera dell’uomo ma di... extraterrestri! La conclusione mi appare non meno arbitraria delle premesse. Uno poi si reca lì e “scopre” che le piramidi, meno prosaicamente, altro non sono che immani ammassi di pietre, ammucchiate l’una sull’altra, l’una apparentemente diversa dall’altra... e ti viene da pensare: ma quale costellazione di orion! quali extraterrestri! semplicemente un’opera dell’antichità, una tra le tante che i popoli antichi ci hanno lasciato. Altre impressioni contromano: ci hanno sempre insegnato che la piramide di Cheope è la più imponente e ciclopica ed è sicuramente così (le misure non sono un opinione); però, per una curiosa prospettiva visiva, quella di Chefren – che è posta più in alto, su un terrazzamento - appare al visitatore assai più grande e possente. Così tutti siamo sempre stati convinti che queste meraviglie si trovino in un luogo favoloso e lontano dal mondo chiamato Giza, avvolte dalla sabbia del Sahara prima ancora che dalle spire del mistero. Quando vai lì però ti accorgi che si trovano letteralmente a ridosso del Cairo e che la megalopoli più popolata e più inquinata del mondo le sta ormai avvolgendo in un abbraccio quasi mortale: strade di grande transito, alberghi, ristoranti, parcheggi, palazzi... tutto ciò che di utile anche se dal punto di vista ambientale detestabile la civiltà contemporanea ci ha regalato è nelle immediate prossimità di queste antichissime opere, è dentro l’area stessa dove sorgono. Così un grande e comodo parcheggio per auto e pullman è posto tra la piramide di Cheope e quella di Chefren; la piramide di Cheope è poi deturpata da un orribile “capannone” costruito su un suo lato per ospitare la “nave del faraone”, scavata ai piedi della piramide, ma che sarebbe stata meglio collocata nel pur degradato Museo del Cairo. E che dire della sfinge? Malata grave si direbbe, quasi terminale: per lo smog, l’erosione, l’incuria. Davvero una brutta cera. Del resto tutta la “piana” di Giza (che piana poi non è, essendo costituita da una serie di terrazzamenti) è un’area esposta al degrado: lattine, rifiuti cartacce contendono il primato alle deiezioni dei cammelli, portati lì in quantità per far fare le foto ai turisti. Solo alle nostre spalle (ponendoci a fronte delle piramidi) si apre immenso, profondo e incontaminato il deserto... e verrebbe quasi voglia di corrergli incontro.
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