MASADA

La Fortezza di sangue

 

 

   

 Foto e testi di Giuseppe Moscatelli 


     

Immaginate la vertigine di essere su un terrazzamento a quattrocento metri a picco sul mare, il cielo sopra di voi e il vuoto tutt’intorno, consapevoli tuttavia di trovarvi ad una quota al di sotto del livello del mare...

Un posto come questo sulla terra esiste e si chiama Masada. Il grande bacino  quieto che vedete in basso, lontano, molto lontano, una macchia celeste che regala freschezza alla piatta monocroma distesa del deserto israeliano, è il Mar Morto, la più grande depressione esistente sulla terra.

Masada è quindi un posto unico e magico ma è soprattutto, per gli ebrei, un luogo della memoria. Forse il più antico, seppur la sua riscoperta è relativamente recente.

Qui nel 37 a.C. Erode il Grande fece edificare il suo palazzo, all’interno della cinta di una inespugnabile fortezza. Terme alimentate da un’unica caldaia, magazzini nel sottosuolo per garantire freschezza alle derrate e megacisterne per l’approvvigionamento e  la distribuzione dell’acqua erano a servizio del re e dei suoi sudditi che abitavano l’altopiano. Imponenti mura si ergevano a cinque metri di altezza su un tracciato di un chilometro e mezzo inframmezzato da quaranta torri di ben venti metri d’altezza. Una fortezza a prova d’assedio.

Nel 66 d.C. sull’altopiano s’insediò una comunità di circa mille zeloti che nel 70 fu rinforzata dai  reduci estremi della caduta di Gerusalemme, indisponibili all’invasore romano. L’assedio fu inevitabile. I romani schierarono la loro irresistibile macchina da guerra fatta di esperti legionari e truppe servili di migliaia di militi, ma furono frenati per quasi tre anni prima di cogliere il magnifico obiettivo. Ci riuscirono attraverso la costruzione di una gigantesca rampa di accesso che consentì alle loro truppe di giungere fin sotto le mura per dare l’assalto finale con gli arieti.

E’ in questo momento che si colloca un evento tragico come pochi nella storia: il suicidio di massa degli abitanti della fortezza che scelsero la morte piuttosto che soggiacere al romano invasore. E ancor più atroci furono le modalità: i padri uccisero le mogli e i figli trafiggendoli con la spada, prima ancora di darsi vicendevolmente allo stesso modo la morte. Era l’anno 74: nasceva il mito di Masada, la fortezza di sangue.

Oggi, chi vuole visitarla, può ancora percorrere - chi se la sente – il ripido “sentiero del serpente” che sale al nido d’aquila  abbarbicato ai  tortuosi tornanti della montagna; o, preferibilmente,  salire sulla moderna funivia che da un attrezzato centro visite “vola” fino al sito, regalandoci l’emozione di un panorama infinito.

Riscoperto a metà ottocento, il sito di Masada è stato sottoposto a scavi solo negli anni sessanta del novecento per diventare simbolo della storia e della memoria di un popolo.

 

 

                                

 

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La funivia che conduce all'area archeologica Chi ne ha voglia può salire alla rocca di Masada anche a piedi, percorrendo una ripida e lunga scalinata Il paesaggio infinito dall'alto della rocca di Masada Il sito è in parte circondato da una poderosa catena montuosa Ruderi di Masada sullo sfondo del Mar Morto Sempre numerosi i turisti in visita all'area archeologica
  Un paesaggio lunare accoglie all'orizzonte la visione del Mar Morto Una delle emergenze di Masada, probabilmente i resti di una torre difensiva Uno scorcio dell'area archeologica Visione d'insieme di una parte dell'area degli scavi Portale ad arco sull'altopiano di Masada Lacerti di un pavimento musivo in uno degli edifici di Masada  

                                                                                                               

 

Associazione Canino Info Onlus 2011