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TALLIN C'era una volta in Estonia |
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di Giuseppe Moscatelli |
L’Estonia, una sorta di enclave dell’euro in terra ex-sovietica, è una piccola repubblica che insieme a Lettonia e Lituania si affaccia sulle fredde rive del Mar Baltico. La sua capitale è Tallinn, vivace centro del turismo internazionale da quando le navi da crociera che percorrono la rotta del Baltico hanno iniziato a scaricare nel suo porto molte migliaia di turisti che, nella bella stagione, invadono il suo centro storico, affollano i suoi mercatini, riempiono i suoi ristoranti, percorrono a frotte avanti e indietro l’itinerario tra la città bassa, racchiusa da una splendida cinta muraria scandita da torri, e città alta, pure delimitata da mura. Vecchi resoconti di viaggi, quando ancora la città non era stata inserita nei circuiti del turismo di massa, ci raccontano di un autentico paese delle favole: architetture nordiche dipinte in colori pastello, torri e campanili sormontate da grandi cuspidi coniche o dalla caratteristica forma a “cipolla”, quando non riccamente elaborate. Strade, vicoli e viuzze che ricamano un tessuto urbano di estrema suggestione che ha pienamente conservato la sua struttura medievale. Oggi tutto questo c’è ancora, anzi di più: tutte le facciate sono restaurate e dipinte a nuovo, tutte le chiese e i palazzi storici sono visitabili; negozi di prodotti tipici e souvenir, in prima fila quelli che espongono in gran quantità la pregevole ambra del Baltico, accompagnano ovunque la passeggiata del visitatore; bionde ragazze e ragazzi in costume tipico vendono agli angoli di piazze o in prossimità di monumenti guide della città o tritano per i turisti un fragrante croccante. Tallinn è oggi una città a misura di turista: bella, vivace, colorata, ricca e dispendiosa. L’introduzione dell’euro ha esaltato questi caratteri: chi pensa di recarsi a Tallin come anni fa ci si recava nei paesi dell’est, convinti di poter fare qualche buon acquisto, sbaglierebbe i suoi calcoli. La città è assimilabile a qualsiasi altra capitale europea in cui l’euro ha condizionato i consumi facendo lievitare i prezzi. Dov’è allora il fascino, dov’è la magia di un luogo che sembra esser fatto apposta per piacervi, accogliervi, ospitarvi? Forse basta solo la pazienza di salire su una torre. Provate, se ve la sentite, ad arrampicarvi lungo i duecentocinquantadue ardui gradini della angusta scala a chiocciola che conduce in cima al campanile della chiesa luterana di Sant’Olav. Vi sono delle corde, lungo tutto il percorso, alle quali potrete aggrapparvi, per sostenervi e darvi la spinta. Quando uscirete alla luce del sole, e al vento!, sarete solo a sessanta metri dal suolo, ma vi sembrerà di essere sul tetto del mondo. Un ristrettissimo camminamento – tale da non poter accogliere una persona obesa – realizzato sul margine della guglia che sovrasta la torre e protetto da una semplice rete posizionata a filo del margine stesso vi proietta nel vuoto, nell’infinito se si preferisce. Assolutamente sconsigliabile a chi soffre di acrofobia. Sotto di voi si estende la città di Hansel e Gretel, quella che ci ha sempre fatto sognare nelle fiabe, con i suoi ripidi tetti di mattoni rossi da cui sbucano comignoli e abbaini; le grandi finestre che illuminano facciate ricamate da bovindi e decori; e poi mura, torri, campanili, ardite cuspidi che fendono il cielo. Adesso aggrappatevi alla rete e alzate lo sguardo: sopra di voi l’immensa guglia del campanile vi sovrasta per sessantadue metri - più di quelli che voi avete faticosamente percorso per arrivare fin lì - e sembra roteare sopra le vostre teste, come se stesse per precipitarvi addosso. Dall’ampia base della torre che vi accoglie ai suoi margini, come se foste sull’orlo di un baratro, alle sublimi altitudini della sua cuspide che sembra avvitarsi senza fine nel cielo, l’emozione vi avvolge sovrana. Tu chiamala, se vuoi, magia.
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