Ditelo
con sincerità: chi di voi, pianificando una vacanza culturale o di piacere, ha
mai pensato a Berlino? La Baviera magari si, a cominciare dalla capitale
Monaco, ricca di suggestioni goderecce con la sua Oktoberfest, nonché splendida
città d’arte. Molti si saranno spinti fino a
Neuschwanstein, per ammirare il castello
delle fiabe fatto costruire dal visionario re di Baviera Ludwig e, visto che
c’erano, anche le altre favolose residenze che il re immortalato da Luchino
Visconti in un memorabile film aveva edificato per sé e per la sua corte nella
regione. Ma Berlino no, è quantomeno improbabile.
La città, semidistrutta dai bombardamenti angloamericani della seconda
guerra mondiale è, a distanza di quasi settant’anni, una città nel pieno fervore
della sua ricostruzione. Un unico, sconfinato cantiere che tuttavia riserva ai
suoi visitatori non poche accattivanti sorprese.
Cominciamo dalla Berlino più convenzionale, dal grande ed elegante
castello di Charlottenburg, che deve il suo nome alla sua committente Sophie
Charlotte, moglie di Federico III di Brandeburgo. Lo stile e l’impatto sono
quelli dei tanti “palazzi reali” che i turisti sono abituati a visitare in giro
per l’Europa: da Monaco a Parigi, Da Vienna a Stoccolma, a San Pietroburgo.
Anche qui un’estesa “piazza d’armi”, monumentali cancellate dorate e,
all’interno, un’infilata di stanze e ambienti riccamente decorati e arredati.
C’è a chi piace. Ma noi amiamo di più la Berlino contemporanea:
quell’agglomerato lucente di cemento, vetro e acciaio che ti accoglie fin
dall’arrivo, per chi viene in treno, quando si mette piede alla stazione
centrale. Il grande edificio senza pareti rivela una struttura portante in
cemento geometricamente configurata al cui interno scatole di vetro accolgono
gli uffici, tutti in bella vista per viaggiatori e curiosi. Analogamente il
quartiere direzionale con la cancelleria e gli uffici governativi: un autentico
inno alla trasparenza!
Altre volte assistiamo a sorprendenti contaminazioni tra nuovo e antico
(forse sarebbe meglio dire “vecchio”) che lasciano senza fiato. L’esempio più
eclatante, che si avvia a diventare il principale simbolo di Berlino, ancor più
della pur restaurata Porta di Brandeburgo, è il maestoso edificio del Reichstag,
sede del parlamento tedesco. La possente costruzione, il cui grande portale
neoclassico poco ingentilisce una struttura che si para ai nostri occhi scura e
pesante, non meno di un ingombrante edificio barocco, è stata letteralmente
rivitalizzata dalla futuristica cupola in vetro di Norman Foster che ora la
sovrasta, leggera ed aerea come un palloncino che un bambino tiene per il filo.
Meno riuscito, tra le realizzazioni più recenti, il discusso Memoriale
della Shoah, insolito monumento “orizzontale” dedicato agli “ebrei
assassinati d'Europa” (come recita l’intitolazione ufficiale) progettato
da
Eisenman e
Happold: un’immensa distesa di scuri “sarcofagi” in cemento
ortogonalmente disposti, come a suggerire l’idea di un ordinato ma ancor più
alienante labirinto.
E poi
naturalmente il “Muro”, quello che fino al 1989 divideva in due Berlino e fu
abbattuto a furor di popolo nel novembre dello stesso anno. Ne esiste ancora,
qua e là per la città, qualche piccolo tratto ancora in piedi, con la sua
colorata e festosa dote di graffiti. La gran parte però è ora sugli scaffali
nei negozi di souvenirs, frantumato in pezzi più o meno grandi chiusi in
scatole di plastica trasparenti, in vendita a pochi euro.
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