San
Pietroburgo gode, nell’immaginario collettivo, di un fascino straordinario, se
non propriamente unico. Suggestioni storiche, artistiche, letterarie, musicali
avvolgono il viaggiatore in un labirinto estetico dal quale è difficile
districarsi: le notti bianche e
Dostoevskij, il Palazzo d’Inverno e la rivoluzione, Stravinskij e
i balletti russi, i Romanov e la leggenda di Anastasia, il meraviglioso
Hermitage e mettiamoci pure Battiato e la prospettiva
Nevskij...
Città dai molti nomi (secondo il volgere delle vicende politiche) la città si è
vista chiamare a partire dalla sua fondazione, avvenuta nel 1703 ad opera dello
zar Pietro il Grande, dapprima San Pietroburgo, poi Pietrogrado, quindi
Leningrado e poi ancora San Pietroburgo (dal 1991, con tento di referendum
popolare).
Chi arriva a San Pietroburgo via mare - la città si affaccia sull’intenso
azzurro delle acque del Baltico ed è il più importante porto della Russia - è
accolto da un orribile e scuro serpentone edilizio di casermoni popolari,
corposo lascito architettonico degli stili costruttivi del socialismo reale: una
sorta di gigantesca e spigolosa muraglia che ispira al visitatore la voglia di
risalire subito in nave e far rotta per altri lidi.
Il paesaggio urbano non cambia di molto allontanandosi in autobus dal porto...
poi però, repentinamente, le fredde architetture funzionali allo stato sociale
del regime sovietico lasciano il posto a qualcosa di bello, elegante, misurato,
ben proporzionato... qualcosa che ci è familiare, che abbiamo già visto: a
Parigi, Vienna, Budapest che dico... Torino.
E’ la San Pietroburgo che abbiamo sempre sognato: quella vista, amata, ammirata
su libri, cartoline, riviste, in TV o al cinema. Le grandi residenze degli zar e
i fastosi palazzi nobiliari; le chiese che innalzano in cielo le loro ardite
guglie dorate; il placido scorrere del Neva; il viale infinito della
prospettiva
Nevskij e l’immensa agorafobica Piazza del Palazzo... tutto ci riporta al mito
di una città tra le più belle del mondo.
Qui ci si sente in casa, perché San Pietroburgo è l’ovest dell’est, la
più occidentale tra le città dell’ex impero sovietico: a parte qualche doveroso
omaggio all’architettura nordica con i suoi tanti pinnacoli e le sue curiose
cupolette a tortiglioni colorati, l’impressione che si prova passeggiando per le
vie del centro è quella di trovarsi in una città mitteleuropea. Ed è ben
naturale considerato che tutti europei, anzi italiani, sono i suoi urbanisti e
architetti. Domenico Trezzini la disegnò, architetti italiani la edificarono.
Francesco Bartolomeo Rastrelli, venuto qui al seguito del padre scultore Carlo
Bartolomeo; Giacomo Quarenghi e soprattutto quel Carlo Rossi che si dedicò con
tale appassionata partecipazione alla costruzione dei più bei palazzi della
città da cambiare il suo nome in
Karl
Ivanovic e che, naturalizzato russo, qui volle essere sepolto.
Noi (turisti occidentali) siamo abituati a visitare San Pietroburgo
d’estate, quando il clima più mite ci consente di sfruttare appieno le sue
lunghissime giornate. Ma pare che la città riveli il suo più intimo fascino
d’inverno, quando per lunghi mesi è ricoperta dalla candida coltre e il ghiaccio
impreziosisce di infiniti lucenti monili le strade, i parchi, i palazzi. Se non
siete mai andati a San Pietroburgo... prenotate ora, che l’inverno sta per
arrivare.
|
|