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MOSCA La città degli equivoci |
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Testi e foto di Giuseppe Moscatelli | |||
Mosca è la città degli equivoci, a
cominciare dal luogo più universalmente noto della capitale dell'ex impero
sovietico ovvero la “Piazza Rossa” che si chiama così non in omaggio alla
tradizione socialista, come i più pensano, ma
semplicemente perché bella. “Piazza Rossa” vuol dire infatti “Piazza bella” e il
suo nome era questo già tre secoli prima della Rivoluzione, perché nella lingua
russa “rosso” e “bello” sono pressoché sinonimi e tutto ciò che è rosso è anche
bello.
La sua superficie
supera i sette ettari, ma
l'incipiente senso di agorafobia che coglie chiunque vi entra è mitigato dal
fatto di essere chiusa su tre lati: si entra dalla Porta della Resurrezione,
sovrastata da due scenografiche torri a forma di campanile, e si è subito
proiettati in un caleidoscopico vortice di cuspidi, cupole, guglie, genti,
geometrie architettoniche dai colori fortemente saturi in cui predomina
naturalmente il rosso.
Sullo sfondo,
lontanissima, la favolosa cattedrale dell'Intercessione, che tutti conoscono
come cattedrale di San Basilio, talmente bella che Ivan il Terribile, primo zar
di Russia, che nel XVI secolo la fece costruire, si dice abbia fatto accecare
l'architetto perché non potesse edificarne un'altra simile. Se avete la fortuna
di visitarla al tramonto, quando i raggi del sole calante solleticano le sue
nove cupole, la vedrete accendersi di mille abbaglianti colori.
Sulla vostra destra
il muro, presidiato da poderose torri che innalzano altissimi i loro pinnacoli,
che separa la piazza dal Cremlino, cuore pulsante del potere politico e scrigno
prezioso di memorie storiche, religiose artistiche.
Alla vostra sinistra la piazza è invece chiusa in tutta la sua lunghezza
dai grandiosi e magnifici Magazzini Gum, con il loro ineguagliabile charme di
fine ottocento: le lunghe gallerie a tre piani dallo strabiliante effetto
prospettico, l'immenso tetto
trasparente in vetro con struttura in acciaio, i “pontili” volanti che su più
livelli uniscono i lati contrapposti delle gallerie. Chi visita i Gum si rende
pienamente conto che sarebbe oltremodo banale definirli “centro commerciale”.
Altro radicato equivoco è quello
secondo cui la Russia sarebbe “materialista” ed atea. Niente
di più infondato: sulla collina del Cremlino, vicino ai palazzi del potere, ci
sono tre cattedrali e due chiese, affiancati dal cinquecentesco Campanile di
Ivan il Grande che, con i suoi ottantuno metri di altezza, è stato a lungo la
costruzione più alta di tutta la Russia. Prima dell'avvento del comunismo
c'erano a Mosca più di mille chiese, in gran parte distrutte o trasformate in
altro dal potere sovietico. Il caso più emblematico è quello della cattedrale di
Cristo Salvatore, voluta dallo Zar Nicola I quale ringraziamento per la vittoria
della Russia su Napoleone, e fatta saltare in aria da Stalin per costruirvi un
megalomane Palazzo dei Soviet, mai
realizzato.
Chruscev
trasformò il sito nella piscina all'aperto più grande
del mondo, finché finalmente tra il 1990 e il 2000, su impulso della chiesa
ortodossa russa che promosse una raccolta di fondi, la cattedrale fu
ricostruita, riproducendo in tutto e per tutto quella precedente. Oggi, quando si entra a Mosca in una chiesa
ortodossa, il silenzio è rotto solo dai canti liturgici dei cori che officiano
anche al di fuori delle celebrazioni e dalle preghiere dei fedeli che numerosi
si accostano alle iconostasi per ripetutamente baciarle e genuflettersi. Gli
interni sono sontuosi: affreschi, icone, rilievi, lampadari, dipinti e arredi
sacri rivestono integralmente gli spazi
e fanno da sfondo e contorno ai paramenti altrettanto sfarzosi degli
ecclesiastici. La religione ortodossa è comunemente intesa come elemento
caratterizzante dell'identità nazionale russa e in quanto tale rispettata anche
dagli spiriti laici. Lo sanno bene i leader politici che non mancano di
partecipare alle principali celebrazioni.
E per finire, se vi recate a Mosca,
fatevi un bel giro in metropolitana. Questa volta non c'è equivoco, proprio in
metro. Avrete così modo di apprezzare, oltre la sua estrema efficienza, anche le
sue artistiche stazioni d'epoca che talora assomigliano più a saloni di
Versailles che a snodi ferroviari. Decorazioni, mosaici, stucchi, statue,
affreschi, marmi e artistiche pavimentazioni e illuminazioni non potranno che
stupirvi.
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