Vini
Rubrica di Cultura Enologica

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A cura di Mario Salini

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Il Montiano
Breve storia di un grande vino della Tuscia



 

 
Parole-chiave:

1) morbido (riferito ad un vino).
Vino di sapore pastoso e non aggressivo.

2) Pomerol.
Regione vinicola del bordolese, a nord-est di Bordeaux. Vi si producono vini di qualità superba, in cui la miscela di vitigni prevede un’ampia percentuale di Merlot. Tra i vini del Pomerol spicca lo Chateau Petrus, che è anche uno tra i due vini più costosi al mondo (l’altro, il Romanée Conti, viene invece prodotto in Borgogna, poco a nord di Beaune). Se volete gustare uno Chateau Petrus dovete prepararvi a sacrificare una cifra intorno ai 3-5.000 Euro (secondo l’annata), mentre il Romanée Conti ne costa, mediamente, circa 2.000 in più.

3) Tannino.
Sostanza chimica che contribuisce molto al potenziale d’invecchiamento dei vini rossi. Si trova nelle bucce d’uva, assieme ai pigmenti che conferiscono colore al vino. Un alto tenore di tannino nel vino, specialmente giovane, dà una sensazione di secchezza gengivale e maschera i sapori fruttati.
 
  Fino al 1990 circa Montefiascone era una delle realtà vinicole più malviste dell’intera penisola. Il solo vino che vi si produceva, il famigerato “est!est!! est!!!”, proveniente da una miscela di vitigni quali Trebbiano e Malvasia, era un prodotto decisamente mediocre, indegno di rappresentare una terra che avesse ambizioni di rivaleggiare con realtà vinicole di lunga tradizione (Piemonte e Friuli), oppure con vini di recente nascita ma già estremamente pregiati, come quelli siciliani. Negli anni ’92-’93 un enologo geniale, Riccardo Cotarella, individuò proprio nel territorio falisco un vigneto che produceva un’ ottima varietà di Merlot. Cotarella decise di ‘costruire’ un vino rosso con caratteristiche che potessero farlo valere sul mercato ed occupargli un posto di rispetto nel panorama vitivinicolo nazionale. I primi esemplari di un vino chiamato Montiano nacquero con la vendemmia 1993, e fecero assaporare un vino rosso non particolarmente robusto ne’ strutturato, caratteristica tipica dei vini realizzati con merlot, con sapore rotondo e ‘morbido’, colore rosso rubino impenetrabile, profumi di piccoli frutti rossi del bosco, quali mirtilli e lamponi.Una miscellanea estremamente gradita anche ai palati femminili.
  Il successo fu immediato, e le enoteche fecero a gara per ottenere alcune bottiglie del vino, da dispensare con parsimonia ai clienti perché l’azienda produttrice lo vendeva in ridottissime quantità. La rivista “Il gambero rosso” gli concesse subito il massimo punteggio, e con questa ulteriore benedizione il Montiano diventò uno dei vini più noti della penisola.
La Tuscia ottenne finalmente che uno dei suoi prodotti viaggiasse a “3 bicchieri” (punteggio ideato dalla rivista enogastronomica “Il gambero rosso”, ed equivalente al massimo della qualità per un vino). Il Montiano, seppure non poteva paragonarsi ad un “Pomerol”, divenne l’oggetto del desiderio di ogni cantiniere.
  Dopo circa dieci anni il Montiano viene “abbandonato” ai soli produttori, in quanto Riccardo Cotarella viene richiesto dai produttori californiani ed è emigrato . Il suo prodotto, o se vogliamo la sua creatura falisca, viene parzialmente dimenticata e oggi non rappresenta più l’oggetto del desiderio dei cantinieri. Qui si preferisce ricordarlo come un prodotto che ha fatto parlare molto di sé e della provincia di Viterbo.
Purtroppo il merlot non è un vitigno che tollera lunghi invecchiamenti, ma se vi capita una bottiglia di Montiano ’94 sappiate che è un cimelio per collezionisti, perché in quell’anno fu dichiarato uno dei migliori vini italiani in assoluto.
Degno di nota è il fatto che l’azienda produttrice di Montiano non ha messo in commercio l’annata 2002, reputandola mediocre rispetto agli standard passati.
 
 

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