Il Pioniere

 

Il Pioniere

di Rosalba De Francesco

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Da quanto tempo era iniziata la sua missione? no, non lo ricordava.
Quanto tempo ancora sarebbe durata? non spettava certo a lui deciderlo.
Che cosa andava a fare su quello strano pianeta ai margini del secondo-universo parallelo? glielo avrebbero comunicato, forse.
Ma intanto anche i contatti con la base si erano interrotti.
Da moltissimo tempo (quanto tempo?) il suo centro di amministrazione navigazione cosmica taceva, ed era rimasto solo.
Così meditava; ma il dubbio lo sfiorò che anche ciò fosse vano: in fondo parlare di tempo, di spazio, ha ancora un senso quando ci si allontana dalla propria galassia? Ciò nonostante non potrebbe dirsi che egli fosse inquieto o che altri sentimenti, oltre la malinconia, turbassero il suo animo. La sua cosmonave era perfettamente autosufficiente, essendo stata programmata per tutte le operazioni da compiere e per tutte le emergenze possibili. Programmato era anche il ritorno, c'era solo da attendere.
E poi aveva piena fiducia nel suo elaboratore di bordo: Xwxz, come confidenzialmente lo chiamava, era la maggiore garanzia del successo della sua missione. Amava quella presenza cibernetica, così vicina, solida e compatta. Amava la sobria geometricità delle sue linee, non prive tuttavia di qualche vezzosità (i pulsanti ad esempio erano tutti di un colore diverso). Gli piacevano le sue luci variopinte e intermittenti, che a volte sembravano strizzargli l'occhio; i suoi ronzii misteriosi: quei suoni non riconducibili ad alcuna scala musicale, talvolta così irrequieti e frenetici altre volte così tenui e delicati, quasi ad esprimere un particolare stato d'animo.
Gli piacevano anche i suoi silenzi, come piacevole è la presenza di un amico anche quando non si hanno cose da dire. Altre volte gli sembrava la voce di uno straniero che si sforza per farsi intendere nella sua lingua. Ammirava la sua memoria portentosa, sempre vigile e attenta. Lui non si distraeva mai, ininterrottamente elaborava le soluzioni più idonee per poter prevenire ogni possibile problema.
Un compagno sicuramente prezioso, forse eccessivamente serio e compassato. Lui non si lasciava mai andare, mai un momento di abbandono. A volte cercava di traviarlo, impostando per gioco qualche problema un po' frivolo: ma immediatamente appariva luminosa una nota di biasimo per l'incauto programmatore.
Gli doleva invero quel suo scarso senso del cameratismo, ma in fondo per distrarsi gli bastava sintonizzare la sua cosmoradio su una qualsiasi stazione planetaria, e ascoltare così il suono e le voci di tutta la galassia.
Volse lo sguardo: intorno a lui fitto e impenetrabile il buio cosmico, solcato qua e là dalla scia di una cometa o dal bagliore improvviso dell'esplosione di una stella.
Spettacolo stupefacente, anche per gli occhi avvezzi di un pioniere, proteso alla conoscenza di uno spicchio ulteriore dello spazio infinito. 
Una scossa inattesa lo destò dal suo torpore: gli strumenti di bordo segnalavano con insistenza che stava per entrare nella galassia così a lungo inseguita. Fu preso da una festosa frenesia: dunque il momento tanto atteso stava per arrivare, la sua vanità di pioniere ancora una volta stava per essere appagata!
Poco a poco però il suo entusiasmo scemò. Più si avvicinava al pianeta più era pervaso da una crescente inquietudine che ben presto si trasformò in timore. Valeva la pena nasconderlo? Aveva un po' di paura. Ma chi al posto suo non ne avrebbe avuta?
Scrutò i dati che Xwxz aveva cominciato vorticosamente ad elaborare. Arrivavano segnali confortanti: più sicurezza! più fermezza! meno emotività! tutto procede regolarmente, non c'è motivo di agitarsi. Il pianeta, nella cui orbita la cosmonave stava ormai per entrare, era del tutto privo di vita, essendone scomparsa ogni forma da molte migliaia di anni…
Tutto ciò tuttavia non riuscì a rasserenarlo. Ecco, ora cominciava a profilarsi la sua sagoma inquietante… ebbe un sussulto… Si, alcune sue caratteristiche, che ora poteva propriamente constatare, erano tali da inquietarlo. La sua forma ad esempio, così strana, insolita, artificiosa; era un qualcosa a cui non riusciva ad abituare la sua vista, avvezza a ben altre armoniosità. La sua superficie poi su cui risaltavano grandi macchie bluastre unitamente a sagome sinistre…
Ecco, visto dallo spazio, tutto ciò appariva alquanto raccapricciante.
E poi che cosa inaudita, un pianeta rotondo!
Si chiamava "Terra", o meglio questo era il nome che gli davano i suoi abitanti, prima della catastrofe.