Come è giusto
L’Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato scrive lettere nelle quali
minaccia per esempio Atlantis di sanzioni dure, fino alla revoca
della concessione. Le intercettazioni telefoniche disposte in
un’altra indagine dal pm
Henry John
Woodcock nel 2005 svelano le pressioni esercitate
sui Monopoli da Francesco
Cosimi Proietti, deputato di
An
e
segretario di Fini,
attuale Presidente della Camera e di
Amedeo Laboccetta,
allora in An e ora deputato del
Pdl, ma in quel
momento procuratore di Atlantis in Italia. Alla fine i Monopoli non
revocano nulla né ad Atlantis né alle altre società inadempienti.
Il sostituto
procuratore della Corte dei Conti Marco Smiroldo, affida nel 2007 al
Gat della Guardia di Finanza coordinato dal colonnello
Umberto Rapetto
il compito di verificare per quanto tempo erano state scollegate le
macchinette. I risultati sono sconvolgenti. Sommando le ore di
mancato collegamento e moltiplicandole per la multa oraria, i
finanzieri arrivano a contestare alle società concessionarie una
sanzione di oltre 90 miliardi di euro.

Poco dopo però,
nel 2008, ad indagini ancora in corso, un provvedimento ministeriale
che ha dell’incredibile riduce le penali da 50 euro ad appena cinque
centesimi l’ora (riducendo di ben 100 volte la sanzione prevista
dalla convenzione) per il mancato collegamento delle macchine al
contatore dei Monopoli.
Chissà perchè tanta benevolenza non viene applicata al
semplice cittadino che non ha pagato una violazione al codice della
strada e rischia il pignoramento della casa.
I dirigenti
dei Monopoli restano al loro posto. Le concessioni sono prorogate
nonostante gli inadempimenti e viene assegnato agli stessi operatori
(più altri tre) il compito di impiantare le nuove slot più
redditizie. Nel frattempo viene arrestato l’ex presidente del Banco
Popolare di Milano responsabile tra l’altro aver concesso
finanziamenti senza i dovuti controlli ad Atlantis nel periodo in
cui Marco Ferrara, direttore dei Monopoli (recentemente confermato
da Monti), era contemporaneamente membro dell’organismo di vigilanza
di quella stessa Banca.
Nel febbraio
di quest’anno sembra aprirsi uno spiraglio di luce e di giustizia:
la Corte dei Conti
condanna i dieci concessionari del gioco a pagare penali per 2,5
miliardi per i loro disservizi del periodo 2004-2006. Sono stati
condannati anche i manager pubblici che avrebbero dovuto
controllare: il direttore dell’Aams
l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato dell’epoca,
Giorgio Tino, ora
vicepresidente di
Equitalia Gerit, e il direttore del settore giochi
Antonio Tagliaferri,
che è rimasto al suo posto a fianco del direttore dell’Aams attuale
Raffaele Ferrara.
La penale più
alta, pari a 845 milioni, è quella che dovrà pagare
Bplus, la ex
Atlantis
World Group of Companies, società originaria delle Antille olandesi
gestita dal catanese
Francesco Corallo, vicino all’ex area
An. Anche i
concorrenti non possono certo festeggiare: la Corte ha chiesto 120
milioni agli spagnoli di
Cirsa Italia, 245 milioni per la società
Sisal Slot, 100
milioni per Lottomatica,
150 milioni per Gmatica,
115 milioni per il gruppo
Codere, 200
milioni per HBG,
235 milioni per Gamenet,
255 milioni per Cogetech,
210 milioni per Snai.
Tra i dirigenti Aams sanzionati spicca con i suoi 4,8 milioni di
euro l’ex direttore Giorgio Tino ma la multa più delicata è quella
di 2,6 milioni per Antonio Tagliaferri, il Direttore dei Giochi di
Aams che si occupa della gara in corso che dovrebbe assegnare per
altri 9 anni le concessioni agli stessi operatori sanzionati, con
lui.
La sentenza
non è definitiva e le società hanno presentato ricorso. Nel
frattempo è avvenuto un altro fatto paradossale:
I gestori
delle slot machine avranno un rimborso da 133 milioni di
euro, grazie agli oltre 29,7 miliardi di euro raccolti dalle
‘macchinette’ nel 2011”. Il decreto anti-crisi del
governo Berlusconi
del novembre 2008 prevede, infatti, un meccanismo diabolico che
riduce l’aliquota delle tasse sugli introiti delle slot machine,
quando la raccolta aumenta. Il tesoretto deriva quindi dalla
riduzione dell’aliquota dal 12,6 per cento al 12,15 della raccolta
grazie al boom del gettito del 2011, più 8,3 miliardi rispetto al
dato di riferimento del 2008.
Ergo, lo Stato
è creditore di 2,5 miliardi e non li può riscuotere in attesa di una
sentenza definitiva, i debitori incamerano invece di diritto 133
milioni dallo Stato per aver “aumentato al produttività”.
Nel frattempo
il colonnello Rapetto, che meritoriamente aveva fatto luce su questa
squallida vicenda, viene discretamente “dimissionato”.
Le fonti di questo servizio:
Redazione
Il Fatto Quotidiano | 18 febbraio 2012
ItaliaOggi
Numero 133 pag. 9 del 5/6/2012
Il
Secolo XIX
http://www.mil2002.org/battaglie/slot_machine.htm#tutta
Gianni Dragoni -
Il Sole 24 Ore
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