Murders Suite -

 

MURDERS SUITE

2^ puntata | 3^ puntata


1^ PUNTATA

di Rosalba De Francesco

Si era appena spenta l'eco degli ultimi rintocchi della mezzanotte. Una pioggia fitta e implacabile rendeva difficile la via ai rari passanti. Le gomme stridevano sull'asfalto bagnato. Ancora poche decine di metri e poi a casa.
Una frenata, e la macchina si ferma proprio davanti al portone. Un ultimo inevitabile bacio, il rumore di una porta che si chiude e il rombo della potente autovettura che si perde nella notte.
La ragazza, la giacca del tailleur sotto il braccio, sale rapidamente le scale. Sul secondo pianerottolo qualcosa di lucente attira la sua attenzione: solleva gli occhi un istante e una scia di rorido sangue si imprime sull'intonaco del muro, tracciando una sorta di macabro arcobaleno. 
Sulle pagine della stampa locale i titoli sono, al solito, di sicuro effetto:
"ragazza decapitata con una falce"; "agghiacciante delitto: decapitata sulle scale di casa". E poi la cronaca: "Tiziana Lari, ventidue anni, commessa in un grande magazzino del centro, è stata atrocemente assassinata ieri, poco dopo la mezzanotte... il fidanzato l'aveva appena accompagnata a casa... alcuni passanti hanno visto un uomo a viso scoperto allontanarsi a piedi...".
Carlo ripiegò soddisfatto i giornali e li pose sul tavolo, adagiandosi poi nuovamente in poltrona. Pure questa volta era andato tutto liscio, nessuno sospettava di lui: anche il suo quarto delitto sarebbe rimasto impunito. Riflettendo sugli avvenimenti degli ultimi tempi e ponderando le sue insospettate abilità criminali Carlo provò una leggera vertigine: a molti, forse, potrebbe capitare di commettere un delitto, ma certamente a pochi è dato di compierne impunemente quattro.
Il primo non aveva presentato particolari difficoltà. Rita, la sua segretaria, da tempo soffriva di crisi depressive: beveva, e già una volta aveva tentato di uccidersi. Era stato un gioco da ragazzi farla precipitare dal dodicesimo piano e far passare la cosa come un suicidio. 
Si era così ritrovato con un delitto sulla coscienza e senza una segretaria (prontamente rimpiazzata).
"Troppo facile", aveva commentato Alberto, "te lo concedo solo perché è il primo della serie; ci vuole ben altro per essere un vero criminale !".
Anche nel secondo delitto Carlo non aveva dato prova di particolari attitudini: si era limitato a chiudere il rubinetto dell'ossigeno ad un paziente in sala di rianimazione. Nell'ospedale c'era stato un certo scompiglio: nessuno riusciva a spiegarsi il misterioso "inconveniente tecnico"; alcuni infermieri erano finiti sotto inchiesta.
"Ma tu uccidi un uomo morto!", era stato il sarcastico commento di Alberto, "quel poveretto aveva subito lesioni gravissime in un incidente stradale, e quasi certamente non se la sarebbe cavata. Certo, anche questo può essere definito come un "delitto", ma insomma... ".
Il terzo omicidio era invece avvenuto quasi per caso, senza alcuna premeditazione. Carlo, alla guida della sua lussuosa autovettura, si stava recando come ogni mattina verso il suo studio nel centro direzionale, riflettendo sulle possibili modalità del suo nuovo gesto criminale. Quand'ecco che, all'improvviso, e senza la possibilità di schivarla, una vecchietta dal passo esitante gli attraversa la strada. Non sarebbe stato necessario, ma preferì accelerare. 
Ora era anche quel che si dice "un pirata della strada".



"Va meglio, va meglio...", era stato costretto ad ammettere Alberto, "ma si può certamente fare di più". Gratificato, Carlo aveva rivolto la sua mente a nuove e più audaci imprese criminali.
Si era così arrivati all'omicidio della commessa, che Carlo per qualche tempo aveva dovuto pedinare. "Che ferocia! che freddezza! quale abilità! e, non sottovalutiamolo, che rischio hai dovuto correre!", aveva riconosciuto con franchezza Alberto, "...ma attento, te ne mancano ancora due per vincere, e hai tempo appena una settimana...", aveva poi aggiunto.
Sei delitti, in sei modi diversi, nel giro di tre mesi: non è da tutti. Anche come scommessa è piuttosto singolare, ed altrettanto insolita ne era la posta, la più alta che si possa immaginare: la vita. E non solo quella, evidentemente, ma con essa il patrimonio di colui che fosse risultato perdente. Carlo e Alberto, infatti, concluso l'eccentrico patto, avevano fatto testamento, dichiarandosi a vicenda eredi universali. Il vincitore avrebbe quindi potuto esigere la vita del soccombente e, in virtù del testamento, avrebbe ereditato tutti i suoi beni.
Entrambi titolari di un considerevole patrimonio; entrambi privi di particolari legami familiari; entrambi sfrenatamente appassionati per il gioco e disposti a spingerlo alle sue estreme conseguenze, in questa sorta di atipica roulette russa. Entrambi sicuri di vincere (una volta tanto appariva privo di significato l'antico adagio "l'importante è partecipare"), si incontrarono quella sera in un locale discreto, per fare il punto della situazione. Alberto si congratulò con il suo contendente per i risultati, certamente notevoli, già conseguiti. Carlo a sua volta volle rilevare ed evidenziare le difficoltà, certamente cospicue, che ancora insidiavano il buon esito della sua prova. Quindi, sollecitato dalla curiosità di Alberto, si prestò ad esporre il piano che aveva elaborato per il successivo delitto, il penultimo della serie. Del sesto ed ultimo non aveva ancora un'idea precisa, e del resto non è detto che vi sarebbe arrivato. Sarebbe stato, insomma, un finale a sorpresa. Brindarono "alla vita": "Alla tua" esordì generosamente Carlo, "alla tua!" ripeté con un sorriso Alberto.



                                                                                                       .....Continua
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- Le gomme stridevano sull'asfalto bagnato...

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- Tiziana Lari, ventidue anni, commessa in un grande magazzino...

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- Un ultimo inevitabile bacio....

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- Carlo ripiegò soddisfatto i giornali...

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- Troppo facile -, aveva commentato Alberto....

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- Rita, la sua segretaria, da tempo soffriva di crisi depressive....

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- Preferì accelerare....