L'attuale mostra " Gli Etruschi"che si tiene nel suggestivo contesto di Palazzo Grassi a Venezia mi ha suggerito l'occasione di una divagazione archeologica e storica su due civiltà lontane e diverse come quella megalitica dei Nuraghi e quella degli Etruschi, ma comuni per essere entrambe esempi della 'Civiltà mediterranea'.
Architettura di sassi, la prima, nello sfondo degli altipiani e delle rocce di un'isola antichissima, la Tirrenide, frammento di un continente in remote ere geologiche, architettura e arte emozionante, quella etrusca, le cui espressioni raffinate e varie non cessano mai di stupire!
Il mare è il loro principale collegamento, il Tirreno, con le sue leggende e i suoi dei, mentre, attraverso di esso, le civiltà orientali piu' evolute influenzano entrambe, consentendo uno sviluppo autoctono dei loro modelli, elementare presso i Sardi e rispondente ai loro bisogni di difesa, espressione di potere per gli Etruschi, come esperienza storica e socio politica.
Una civiltà senza scrittura, quella dei Shardana -popolo di guerrieri, sbarcato in Sardegna, dal quale deriverebbe il nome 'Sardi' -ma che,pure, esprime, in maniera chiara e 'tecnica' i suoi bisogni. Costruire in modo solido per una difesa: è il motivo fondamentale di questa civiltà che, allo scopo, elabora nella costruzione dei protonuraghi, prima, e nuraghi dopo, accorgimenti costruttivi che li accomuna, quanto a funzioni, al castello medioevale, come le poderose cortine murarie, la torre centrale e quelle cardinali, il terrazzino con balaustra, alla sommità della torre, per impartire ordini e coordinare la difesa e, infine, gli elementi antemurali con funzione di avamposto per attutire l'attacco nemico- tale funzione si rivelò molto importante nell'attacco cartaginese del VI sec. |
Esiste una leggenda sull'origine dei Nuraghi.-
L'eroe mitico Dedalo sorvolava il mare, alla ricerca di un'isola di cui gli avevano parlato i marinai cretesi e, all'improvviso, la riconobbe. Era stanco e calò con le sue ali di cera, in mezzo a una selva, dove pastori ospitali lo accolsero ed onorarono. Li rimase fino a che il vento freddo dell'autunno spogliò le querce degli alti pascoli e la sua pena si affievolì. Anche i pastori, suoi amici, emigravano verso le terre più miti del sud ed allora, Dedalo, prima di lasciarli, volle far loro un dono: costruì un edificio di pietre, senza legarle con calce, perché essi potessero avere una casa ed anche una fortezza per difendersi dai nemici che venivano dal mare: era il Nuraghe!
La Tholos è l'espressione più frequente del nuraghe: a torre unica, culminava in alto con una lastra di pietra. Ci si poteva accedere con scale rudimentali mobili oppure, attraverso un ingresso esterno, collocato, sempre però, a una certa altezza, da terra. . I nuraghi a torre unica, in genere, erano adibiti ad abitazione dei capi della tribu' ed avevano funzione militare subalterna di avvistamento ed allarme, mentre, quelli multipli con più torri, nicchie e feritoie avevano una struttura prettamente difensiva, sia per gli scontri locali che per i popoli invasori. Molte furono le battaglie contro i Cartaginesi e, più in là, contro i Romani.
Altre costruzioni megalitiche di grande interesse furono quelle adibite a templi, costruite vicino all'acqua che i nuragici adoravano e quelle al culto degli eroi.
Mitico, tra questi, il Dio dei Sardi, "Iolao", Sardus Pater, così chiamato dai Romani che lo rispettarono, erigendo ad esso monumenti.
Sempre agli eroi sono dedicati, nella civiltà nuragica, i monumenti funebri chiamati 'Tombe dei Giganti,'costruiti con pochi elementi, la stele o porta architravata con fregi,dalla quale, attraverso uno stretto corridoio, si accedeva alla tomba rettangolare. Di fronte, una esedra circolare dove gli antichi Sardi, secondo un rito greco, dormivano per avere le rivelazioni divine. Un modo elementare e fantastico per i Sardi di conoscere il futuro, un'arte, invece, per gli Etruschi, "l'Aruspicina".
Come è evidente nella storia archeologica delle civiltà mediterranee presenti nell'epoca megalitica e in quelle successive, con l'assimilazione di elementi culturali comuni, la Tholos compare anche come espressione architettonica etrusca e, del resto, era comune a entrambe le civiltà l'influsso ellenizzante, per i rapporti con i popoli del Mediterraneo orientale e i commerci.
Dalla Lidia pare che venissero gli Etruschi. Erano già in Italia nel sec. X1 ed, anch'essi, venivano chiamati Tirreni. Vivevano preferibilmente in zone collinari, dolci paesaggi ondulati con le città e necropoli rivolte verso il sole ad occidente, secondo i magici usi dei popoli antichi.
Un popolo diverso dagli antichi Sardi, perché sviluppò, nel tempo, una civiltà progredita, dotata di scrittura, di leggi e riti religiosi. Popolo guerriero all'inizio, e dedito al commercio e alla navigazione e, vorrei aggiungere, non, solo, in mezzo al mare, com'era il popolo di "Ichnusa", la più lontana delle isole mediterranee dal continente.
Parlare di potere etrusco, quando si illustra questa civiltà, ha un suo preciso significato. |
E' un'esperienza socio politica che avrà un'enorme influenza nel mondo romano e di cui l'arte ne è completa espressione, sia attraverso i reperti archeologici di città e necropoli, sia attraverso le mirabili sculture dei monumenti funebri, la policromia della pittura e la vasta produzione di oggetti in metallo.
Una civiltà ricca di motivi che consente di conoscere ,anche e soprattutto, attraverso le epigrafi e i testi in lingua etrusca ,il tipo di società che questo popolo, attingendo dai greci,elaborò secondo il modello ad esso più congeniale.
La mostra di Venezia riassume tutto ciò, creando una galleria della storia etrusca, evidenziandone la continuità e l'evolversi degli aspetti più salienti, come l'assimilazione della civiltà greca, attraverso l'iconografia e gli strumenti del culto, i corredi funerari con la loro simbologia sociale, gli aspetti dell'economia che, attraverso i vari oggetti ed altro, testimoniano la fervida attività commerciale di questo popolo. Tra gli oggetti, i bronzetti sardi della civiltà nuragica con la quale gli Etruschi ebbero rapporti, piccoli guerrieri e maggiorenti di tribù, esempi di un ben ristretto modello di società, a confronto con quella etrusca.
Tutto è preciso e ricercato nelle testimonianze di questa civiltà, nell'aspetto reale delle abitazioni dove è visibile, perfino, il fumo del focolare che esce dal tetto, le urne cinerarie, i pezzi che rappresentano i temi del culto degli antenati, la continuità della stirpe, gli auspici e gli aruspici.
Il contatto e lo scontro con i Romani ebbe un diverso destino per le due civiltà.
I nuraghi non furono sufficienti contro l'impeto delle legioni romane e, non servendo più allo scopo difensivo, furono, dapprima, interrati e, poi, trasformati in luoghi di deposito di oggetti domestici e di culto. I Romani però, a cui non potevano interessare i luoghi selvaggi dell'interno dell'isola, tennero in considerazione solo la parte costiera e, stanchi di combattere una strana guerra con le popolazioni dell'interno, fatta di imboscate e di assalti sleali, li abbandonarono al loro destino, chiamandoli "Sardi Pelliti" o, semplicemente, barbari, da cui il nome di Barbagia.
Per gli Etruschi, invece, con le guerre sannitiche, ci sarà la loro completa sottomissione a Roma.
Entrambi, però, Nuragici ed Etruschi, con Roma, entreranno, definitivamente, nella Storia. |
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