IL DECLINO
Dalla seconda metà del V secolo a.C. lo scenario mutò
radicalmente. Infatti, mentre le città etrusche avevano raggiunto il
massimo dello sviluppo economico, le colonie greche diedero vita ad una
travolgente crescita culturale e politica. Anche ai confini tra Etruria
e Lazio era sorto un nuovo consistente pericolo: la città di Roma, un
tempo dominata e governata da una dinastia etrusca si era resa
indipendente, passando all'offensiva.
L'effettiva decadenza
degli Etruschi iniziò nel 474 a.C. sul mare, quando i Greci d'Italia
guidati dalla città di Siracusa gli inflissero presso Cuma una
sconfitta decisiva dopo la quale essi persero il controllo del Mar
Tirreno. Anche sulla terraferma la situazione andò rapidamente
deteriorandosi: in meno di un secolo l'Etruria campana fu conquistata
da popolazioni locali, mentre quella padana venne invasa da popolazioni
celtiche provenienti d'Oltralpe.
Nell’Etruria
meridionale, intanto, ci fu la progressiva emarginazione di Cerveteri che,
sia pure pacificamente, finì col soccombere all’alleata Roma, alla
quale cedette il suo antico ruolo. D'altra parte, ci fu invece il
ritorno di Tarquinia e Vulci, le quali grazie ad una accorta politica
di sfruttamento delle risorse agricole del loro territorio, riuscirono a
superare la crisi che le avevano lungamente abbattute e a rifiorire, con
ricchezza e potenza, soprattutto spostando il loro centro d'influenza
verso l'Etruria interna in centri come Tuscania, Norchia e Sovana. Un
discreto sviluppo lo trovarono in questo periodo anche le città
etrusche del centro-nord (Perugia, Volterra, Cortona e Arezzo).
Nella seconda metà
del IV secolo l’onda celtica travolse tutti i centri etruschi della
regione padana, compreso quello più importante di Felsina (Bologna),
occupata dai Galli. Alla fine del IV secolo a.C. gli etruschi erano
ormai ridotti entro i confini originari, peraltro già intaccati a sud
dall’espansione romana.
Nel 311 a.C. si
riaccese la guerra contro Roma. Le protagoniste dello scontro furono
le città centro-settentrionali, con a capo Volsini affiancata da Vulci,
Arezzo, Cortona, Perugia e Tarquinia, svincolatasi dalla tregua appena
scaduta. Nel 308 a.C. Tarquinia rinnovò la tregua, mentre Cortona,
Arezzo e Perugia si arresero accettando condizioni umilianti. L’anno
302 a.C. la guerra etrusco-romana, non ancora definitivamente conclusa,
tornò a riaccendersi, per protrarsi, con una serie pressoché
ininterrotta di campagne annuali, fino al 280 a.C.: i Romani quasi
sempre all’attacco, gli Etruschi costretti alla difensiva e a
rinchiudersi spesso nelle loro città fortificate. Tra il 281 e il 280
a.C. si arresero per sempre Vulci e Volsini, mentre le città
settentrionali si affrettarono a rinnovare i precedenti trattati di
pace. Tutti infine dovettero sottoscrivere patti associativi o
“federativi” (dal latino foedus, trattato), in forza dei quali
mantenevano una formale indipendenza, con lo status giuridico di
“alleate” (sociae), mentre, di fatto, accettavano la supremazia di
Roma, ponendosi nei confronti di questa in rapporto di sudditanza.
L'ARTE
Nel sec. IV a. C., quando Roma inizia
la conquista dell'Etruria, l'arte etrusca ha nuovo sviluppo
attingendo in ritardo al classicismo greco; il filone popolare
italico trova espressione in alcune figure della decorazione del
tempio del Belvedere a Orvieto (350-330 a. C.). Di questo periodo
sono i sarcofagi di Tarquinia, con la figura del defunto a tutto
tondo distesa sul coperchio. Col sec. III a. C. inizia il lungo
periodo ellenistico in cui, anche sotto il dominio di Roma, le
fabbriche etrusche continuano a produrre, in forma quasi
industrializzata, le numerosissime urnette di pietra e alabastro
che a Perugia e a Volterra giungono fino all'età
augustea, i sarcofagi di Tuscania, le
diffuse terrecotte votive a stampo. Di maggior impegno sono gli
altorilievi dei frontoni dei templi di Talamone, Luni e Civitalba
con scene mitologiche e storiche (lotta coi Galli). Del sec. III a.
C. è
anche la famosa tomba dipinta François
(Roma, Collezione Torlonia), con episodi dell'epopea etrusca. Tra
le altre tombe ellenistiche si ricordano quelle tarquiniesi
dell'Orco e degli Scudi, quella dei Rilievi a Cerveteri , del sec.
III a. C., quella più
tarda del Tifone a Tarquinia.
Ellenistici sono infine alcuni importanti ritratti bronzei, tra cui
il famoso Arringatore (Firenze, Museo Archeologico) , con il quale
l'arte etrusca mostra di essersi volta al potente realismo
figurativo che sarà
proprio dell'arte
romana.
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Particolare della Tomba del Tifone a Tarquinia |
SPECCHIO SCHEMATICO
DELLE VARIE FASI STORICHE DEGLI ETRUSCHI
Origini
~ 950 – 650 a.C. inserimento tra le culture villanoviana,
osco-umbro-picena e latino-campano-sicula
Periodo
orientalizzante
~ 700 – 600 a.C.
Graduale sostituzione di povere suppellettili funerarie con oggetti di
lusso come bronzi (statuette, armi, lebeti), oreficerie a granulazione
e filigrana, statuaria funeraria in terracotta o pietra; appare il
canopo nella zona di Cere, elaborazione antropomorfa del canopo
villanoviano. La decorazione vascolare in ceramica figulina chiara
dipinta di rosso cambia gradualmente da tipi subgeometrici a tipi
influenzati da modelli corinzi ed attici. Parallelamente si afferma una
ceramica d’impasto rosso sovradipinto con vernice bianca. A partire dal
secondo quarto del VII sec. a.C. appare il bucchero decorato a
graffito. Le tombe assumono caratteri monumentali: sono scavate in
profondità nella roccia o nel tufo con lungo corridoio in discesa o
scalinata d’accesso, atrio e camera sepolcrale coperta da falsa volta o
falsa cupola al di sopra della quale si eleva un tumulo.
Periodo
etrusco-arcaico
~ 600 – 450 a.C.
Periodo di maggiore fioritura, sotto la prevalente influenza greca
(prima ionica poi attica). Verso la metà del VI sec. a.C. nasce e si
sviluppa la ceramica a figure nere. Si assiste ad una evoluzione del
bucchero ora decorato a 'bassorilievo', ottenuto con matrici a
cilindretto. L’oreficeria e la bronzistica sono di notevole qualità.
Vengono fusi grandi bronzi alcuni dei quali a soggetto animalistico.
Inizio a Tarquinia della grande pittura tombale ad affresco ed a
tempera, ottenuta applicando i colori direttamente sul fondo non
preparato; produzione di grandi sculture in pietra (statue in Vulci,
canopi monumentali in Chiusi). Caratteristica la statuaria fittile
policroma legata al maggior sviluppo delle costruzioni templari.
Periodo di mezzo o
classico ~
450 – 225 a.C.
Riduzione della produzione artistica in relazione alla graduale
conquista romana e all’abbandono dei rapporti culturali con il mondo
greco. Inizia la produzione di ceramica a figure rosse sovradipinte.
L’oreficeria e la bronzistica producono oggetti molto raffinati. Di
questo tempo è la miglior produzione di sarcofagi in pietra con la
figura del defunto sdraiato sul coperchio e le decorazioni a rilievo
sulla cassa.
Periodo ellenistico
~ 225 – 30 a.C
Ultima fioritura artistica prima del totale assorbimento nella sfera
romana. Produzione della ceramica in serie e graduale sostituzione del
tipo a figure rosse sovradipinte con quella a vernice nera lucida.
Influsso greco nella produzione orafa, nuove espressioni artistiche
sorprendentemente 'moderne' nella bronzistica votiva mentre si continua
la precedente tradizione in quella d’arredo. Ripresa della pittura
tombale (in particolare Vulci e Tarquinia) anche con soggetti
mitologici; produzione di urnette in terracotta, tufo e alabastro;
grandi sarcofagi policromi in terracotta; ritrattistica in bronzo;
decorazione dei templi con formelle ad altorilievo con le figure
dipinte ad imitazione dell’arte provinciale greca.
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