L'Eros degli Etruschi

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Parte Terza

di Giuseppe Moscatelli

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Il Sesso: le fonti iconografiche

La tomba dei tori
E veniamo alle tombe, le nostre uniche fonti iconografiche, insieme a pochi altri reperti; come si diceva.

Nella necropoli di Monterozzi due sono le tombe, tra quelle conosciute, che presentano raffigurazioni di carattere esplicitamente erotico: la Tomba dei Tori  e la Tomba della Fustigazione. La prima è uno dei monumenti più noti di tutta L'Etruria: non vi è libro, pubblicazione o guida sugli etruschi che non ne parli diffusamente, riproducendone altresì i famosi affreschi. La seconda è invece pressochè sconosciuta al grosso pubblico e le sue raffigurazioni, nonostante il soggetto sia tale da solleticare le più ardite fantasie,  sono estremamente rare nella pubblicistica: al punto che le immagini che corredano questo articolo, alcune delle quali del tutto inedite, sono tra le pochissime disponibili in tutta la rete.

Diciamo subito che la fama di cui gode la Tomba dei Tori è pienamente meritata: è infatti una delle tombe più antiche (è databile intorno alla metà del VI sec. A.C.) e una di quelle meglio conservate. Non solo, è anche l'unica tomba  arcaica nella quale sia raffigurato un episodio tratto della mitologia greca, vale a dire l'agguato di Achille a Troilo; e ciò la dice lunga sulla capacità di penetrazione culturale dei greci nel tessuto connettivo dell'Etruria, pur nel suo momento di massimo splendore. La sua scoperta risale al 1892, è quindi uno degli ultimi rinvenimenti "storici", prima delle campagne di scavi condotte con criteri scientifici a partire dalla seconda metà del novecento.

Il suo straordinario fascino deriva anche dal mistero che la circonda: nessuno è ancora riuscito a dare una spiegazione soddisfacente di quanto è rappresentato nei suoi cicli pittorici. Fioriscono le  interpretazioni: talvolta fantasiose,  altre volte  plausibili, nessuna convincente. Anche noi proveremo a dare la nostra, ma è chiaro che non ci metteremmo la mano sul fuoco.

La tomba si compone di un'ampia camera principale, che funge da atrio, sulla cui parete di fondo si aprono le porte di accesso a due camere laterali. Tutti gli ambienti sono muniti di banchine alle pareti. Nello spazio, a guisa di pannello, compreso tra le porte delle camere laterali è affrescato l'episodio mitologico ricordato, delimitato, come un quadro nella sua cornice,  in alto da una fascia policroma e ai lati dai montanti colorati delle porte.

Il racconto pittorico  rievoca un  fatto di sangue che ci riporta ai tempi dell'assedio greco alla città di Troia. Troilo, il più giovane dei figli del re troiano Priamo, in groppa al suo cavallo si sta dirigendo verso una fonte situata nei pressi del santuario di Apollo Timbreo. Il giovane, completamente nudo, indossa calzari  etruschi e una sorta di curioso copricapo a coda svolazzante. La mano destra tiene strette le redini, la sinistra sostiene una lunga lancia. Il cavallo,  slanciato e dai tratti eleganti, con alta criniera e lunghissima coda, incede placidamente al passo. Tutto, nel paesaggio, denota pace e tranquillità: la palma posta al centro della raffigurazione, l'acqua  che dalla bocca di un leone accovacciato scorre quietamente in una conca…  Ma ecco che la scena si anima repentinamente a sinistra: dietro la fonte, nascosto tra la vegetazione, Achille è colto nel momento in cui sta per sferrare il suo attacco. Ha il corpo seminudo  (coperto solo da una fascia intorno ai fianchi), ma è in assetto da guerra con schinieri, elmo e spada di fattura greca. Il suo piede sinistro è già sul gradino della fonte; il destro, arretrato, ne sostiene lo slancio facendo leva sulle dita. Il braccio destro è proteso in avanti, quasi a guidare l'assalto, il sinistro brandisce in alto la spada. Il destino del giovane è ormai segnato.

Colpisce, nella raffigurazione, il  dinamismo della figura di Achille nell'atto di portare l'attacco proditorio contrapposto all'immagine  calma e bucolica  del giovane ignaro. Secondo la tradizione il giovane troiano cercò scampo alla furia del suo assalitore rifugiandosi nel tempio di Apollo, ma inutilmente: Achille lo raggiunse e con gesto sacrilego lo massacrò sull'altare. La bruta violenza di cui si macchiò l'eroe greco appare oltremodo esecrabile, se solo si pensa che quel santuario era una sorta di terra di nessuno dove entrambe le fazioni si recavano liberamente per sacrificare alla  divinità.

Ma quale il motivo di tanta ferocia? Secondo la tradizione Achille si era invaghito del giovane principe, ma era stato sdegnosamente respinto: non potendo soddisfare i suoi istinti e offeso per il suo rifiuto decise di ucciderlo. Esistono in proposito altre versioni:  Servio, ad esempio, racconta che Troilo morì per la furia degli amplessi di Achille. Tutte, comunque, concordano sullo strazio portato al corpo del giovane.

Questo contesto dai toni altamente drammatici stride non poco con le immagini gaie, allegre, si direbbe caricaturali!,  rappresentate nell'ampio fregio superiore della tomba,  tra il frontone e la sommità delle porte. Si tratta dei due notissimi gruppi erotici ai quali la tomba deve la sua fama. Ciascun gruppo, insieme ad uno dei tori da cui la tomba prende il nome, è esattamente posizionato, forse con funzione apotropaica, sopra una delle due porte di accesso alle camere laterali. In mezzo vi è la scritta dedicatoria al proprietario della tomba  Aranth Spurianas.

Partendo dal lato sinistro incontriamo un toro dalle lunghe corna a arcuate (uno di quelli tanto comuni nelle nostre campagne) placidamente seduto e rilassato. Il toro, la cui lunghissima coda è adagiata sul fregio, porta sul collo una sorta di mantellina rossa e volge ostentatamente il suo sguardo verso l'esterno, vale a dire verso chi si trovasse ad entrare  nella camera, mostrandosi del tutto noncurante rispetto alla scena che si svolge alle sue spalle. Qui un gruppo di tre persone è impegnato in una complessa, si direbbe acrobatica!, pratica erotica. Si tratta di due uomini e una donna. Tutti sono completamente nudi. Il primo uomo, in piedi e in stato itifallico, penetra una donna che è sdraiata  di schiena sulla schiena di un altro uomo, posizionato carponi. La donna ha le gambe divaricate: la gamba  sinistra poggia sulla spalla destra dell'uomo in piedi, la gamba destra è invece da questi scostata e trattenuta di lato con la  mano sinistra, mentre con la mano destra cerca di sostenere il precario equilibrio.

Non si capisce bene la funzione dell'altro uomo, quello carponi: ci sembra riduttivo ritenere che stia lì a fare da sgabello! Si potrebbe allora pensare che è parte integrante di un raffinato gioco erotico: l'uomo in piedi, in sostanza, avrebbe di fronte a sé e in posizione, per così dire, "ergonomica", due vie alternative per perseguire il proprio piacere, e mentre è alle prese con l'una si sprona all'idea e alla vista  dell'altra. Ciò consentirebbe di legare agevolmente questa scena a quella successiva (ma rimane il problema del toro infuriato, come vedremo…) e più in generale all'intero ciclo pittorico della tomba, che andrebbe quindi complessivamente interpretato in chiave omoerotica.

Altri elementi tuttavia, come sopra accennato, sconsigliano questa ipotesi. Qualcuno ha allora pensato che la scena,  come oggi la vediamo, sia incompleta; si è così ipotizzata la presenza di una quarta figura: una donna seduta per terra, con le gambe allungate sotto l'uomo carponi, e con gli organi genitali alla portata delle sue labbra. Insomma la posizione dell'uomo carponi sarebbe giustificata dal fatto che sta praticando un cunnilingus. Questa è anche la tesi del nostro Omero Bordo "ultimo etrusco" che così ha riprodotto la scena nella sua "Etruscopolis" (www.etruscopoli.it). Ma che fine ha fatto allora questa quarta figura? forse si è deteriorata, forse è stata cancellata, forse l'artista che ha affrescato la tomba non ha potuto ultimarla…

E veniamo al secondo gruppo, diviso dal primo da uno spazio in cui è riportata la citata scritta dedicatoria. Qui i soggetti sono due, in piedi, entrambi completamente nudi, entrambi uomini e impegnati in un chiaro rapporto sodomitico. Il primo uomo, dipinto con un colore più chiaro, è piegato in avanti e sembra sorreggersi ad un arbusto o virgulto che stringe con la mano sinistra. Il secondo uomo, in stato itifallico e dipinto di un color rosso scuro, lo penetra ex retro, attirandolo a sé con il braccio sinistro mentre con la mano destra gli spinge in avanti la testa. La gustosa scenetta avviene sotto gli occhi di un toro, alquanto alterato, che sembra lì lì per caricare la coppia. E' posto a sinistra dei due, in piedi e agita minacciosamente la coda: a testa bassa e con le corna  puntate sembra proprio voler guastare la festa ai due ometti, come a volerli sciogliere da quell'abbraccio poco ortodosso!

Questa raffigurazione è stata interpretata da alcuni, contro ogni evidenza, come prova della grande diffusione che l'omosessualità avrebbe avuto nella società etrusca. Eppure è lampante che il toro è infuriato! e il confronto con l'altro toro, quello che ignora impassibile il rapporto eterosessuale, non dovrebbe lasciar adito a dubbi. Confermiamo quanto già detto: la pratica dell'omosessualità, seppur presente, non è mai entrata veramente nel costume etrusco.  

Qualcosa, tuttavia, potrebbe dar da pensare: il toro sarà pure in procinto di incornare, ma intanto  risulta visibilmente eccitato alla vista dei due… Inoltre il primo ometto, quello che subisce l'atto, non sembra affatto preoccupato della piega che stanno prendendo le cose: guarda tranquillamente in direzione del toro, del tutto noncurante. E che dire dell'altro uomo, quello che nel rapporto ha un ruolo attivo? non ci pare che avverta la presenza del toro come una minaccia: anzi, del tutto indifferente, si volge addirittura all'indietro, come chi tema di veder arrivare qualcuno da quella direzione.

Anche il toro presenta qualche particolarità: è di colore chiaro, come quello sdraiato a fianco del primo gruppo, ma la sua mantellina è a strisce ocra e blu e il suo viso ha fattezze decisamente antropomorfe, con tanto di barba finta. Che sia, come qualcuno ha ritenuto, il padrone della tomba  che intende così manifestare il suo disappunto e la sua contrarietà per certe pratiche sessuali "d'importazione"?

A noi tuttavia colpisce un altro particolare che passa per lo più inosservato: l'omino che nel rapporto sodomitico ha un ruolo attivo ha la capigliatura chiusa in un copricapo identico a quello esibito da Troilo. Anzi a ben vedere l'omino e Troilo sono pressochè tali e quali. Non sarà, per caso, che l'omino è Troilo? Se così fosse il ciclo pittorico avrebbe un senso unitario: non solo la contrapposizione dei sani costumi etruschi, rappresentati dal gruppo eterosessuale e dal toro che quietamente vi acconsente, a quelli corrotti dei greci; ma anche lo sfottò, il lazzo satirico, la presa in giro di storie, usi e costumi degli invadenti (culturalmente parlando) "vicini"! E' noto, infatti, che secondo la tradizione Achille era "l'eràstes"  (l'amante) e Troilo "l'eramène" (l'amato). Nell'affresco in questione, se la nostra supposizione avesse qualche fondamento, le parti, con poco riguardo nei confronti del mitico "piè veloce", eroe greco per eccellenza, sarebbero invertite: come dire che Achille andò per suonare… Il ciclo pittorico potrebbe quindi essere inteso in senso giocoso-nazionalistico.

Vi è anche chi ha interpretato gli affreschi della tomba dei tori alla luce di antichissime credenze orientali pervenute in Etruria con l'intensificarsi degli scambi via mare: la donna nuda sdraiata di schiena e con le gambe sollevate nel primo gruppo sarebbe la rappresentazione di una pratica rituale  costituente un efficace  rimedio contro la grandine devastatrice dei raccolti; il rapporto sessuale "invertito" del secondo gruppo avrebbe a sua volta una funzione propiziatrice in talune attività agricole, essendo volto a favorire la pratica degli innesti nelle piante ed il buon esito delle relative coltivazioni…

Ma fermiamoci qui. Si tratta evidentemente di interpretazioni diverse, spesso contrastanti: ma forse è proprio in questa ambiguità, in questa ambivalenza che risiede il fascino tutt'oggi incontaminato di questo monumento.

La tomba della fustigazione
Si tratta di una tomba a camera unica, con volta spiovente ed ampio columen centrale. Risale alla fine del VI secolo A.C. Un'ampia fascia policroma, immediatamente al di sotto della volta,  corre tutt'intorno alle pareti, al centro delle quali troviamo tre finte porte dell'aldilà. I suoi cicli pittorici, fortemente deteriorati, sono distesi negli spazi delimitati dagli angoli delle pareti e dai montanti esterni delle tre finte porte.

Anche in questa tomba sono raffigurati due gruppi erotici. Il più interessante, e meglio conservato, è quello dipinto nel primo riquadro della parete di destra. Si tratta di un soggetto che sarebbe molto piaciuto a De Sade e che anticipa di almeno duemila anni le tematiche del "divino marchese".

Abbiamo tre persone completamente nude, due uomini e una donna. La donna è in piedi, in mezzo ai due uomini, piegata su se stessa e in posizione oltremodo lasciva: offre il suo posteriore all'uno e nel contempo pratica una fellatio all'altro. Il primo uomo, in piedi e in stato itifallico, la penetra ex retro accostandola a sé con la mano destra. La mano sinistra, invece, è sollevata in alto e impugna una verga o bacchetta, con la quale si appresta a colpire la donna  (da qui il nome della tomba). L'altro uomo sembra anch'egli in procinto di colpire, ma con le nude mani, il deretano della donna: solleva infatti la mano destra sopra di lei mentre con la sinistra le trattiene la testa  all'altezza del suo membro.

Il gruppo descritto, come si diceva, è alquanto deteriorato: tuttavia il busto, la testa, le braccia e le mani dei personaggi maschili, evidenziati dalla linea di contorno, risaltano con sufficiente nettezza; notevole è anche l'espressione compiaciuta che si legge sui loro volti. La donna invece è appena abbozzata: priva di qualsiasi connotato che possa fornirci una qualsiasi indicazione di carattere psicologico, è presentata semplicemente come una macchina per procurare piacere.

Va sottolineata l'estrema originalità del soggetto rappresentato: non se ne trova uno simile, per quanto a nostra conoscenza, in tutta la pittura antica. Questa è infatti l'unica scena a sfondo sadico tra persone consenzienti e con finalità erotiche che ci è mai capitato di incontrare.

Una curiosità: nelle  figure affrescate sulla parete, notevolmente più grandi rispetto a quelle della tomba dei tori che occupavano semplicemente il fregio superiore, i punti per così dire "strategici", quelli cioè in cui si consuma l'atto sessuale, sono palesemente offuscati (si direbbe "sporcati") da grandi macchie nere. Due, a nostro avviso, le possibili ragioni: può darsi che un antico censore abbia voluto deliberatamente coprire quelle "vergogne" o, più probabilmente, le macchie sono state prodotte dai tanti visitatori che nel corso di molti lustri, con spirito goliardico o scaramantico, hanno toccato o sfiorato con le mani quei punti, tanto da comprometterne la leggibilità. Bisogna infatti ricordare che fino a non molti anni fa i visitatori, a piccoli gruppi e accompagnati da un  custode, potevano entrare fin dentro le camere sepolcrali. E a quel punto la tentazione "di toccare con mano" poteva essere forte…

Come si diceva, troviamo nella tomba un secondo gruppo erotico, ormai pressochè "evaporato" e quasi inintelligibile. Si tratta ancora una volta di due uomini e una donna, nudi e in piedi. La donna è stretta in mezzo ai due uomini, in modo tale da essere posseduta contemporaneamente da entrambi. Le cattive condizioni di conservazione dell'affresco non ci consentono una lettura più esaustiva.

Quanto infine alla possibile interpretazione di questi cicli pittorici non ci sembra che possano prospettarsi particolari dubbi: gli affreschi vogliono semplicemente esprimere la gioia del sesso,  la beatitudine del godimento erotico, l'esaltazione e il tripudio dei sensi. Il proprietario del sepolcro era evidentemente un gaudente, un libertino ante litteram che ha voluto portarsi nell'aldilà le cose che tanto lo appassionavano in vita.

La ceramica
Le due ciotole (o coppe) che pubblichiamo sono custodite nel museo di Tarquinia e sono state rinvenute nella necropoli di Monterozzi in una tomba del V secolo A.C. Si tratta quindi di reperti provenienti da una tomba etrusca risalente al periodo di maggior splendore di questa civiltà. Eppure queste coppe non sono etrusche: si tratta infatti inequivocabilmente di due ceramiche attiche a figure rosse di cui si conosce anche l'autore, vale a dire il Pittore di Trittolemo.

Questo tipo di reperti sono tutt'altro che rari nella necropoli tarquiniese e pur non avendo nulla di etrusco sono comunque indicativi di un gusto o di una "moda" comunque presenti in questa parte d'Etruria. E' pure evidente che simili oggetti non venivano acquistati per un uso effettivo, ma per scopo decorativo (un po’ come i piatti pregiati che in casa conserviamo nelle nostre vetrine) e costituivano un apprezzato corredo funebre.

Il soggetto rappresentato è un classico di questo genere: un symplegma (intreccio) erotico tra un uomo e un'etera. La composizione è convenzionale, trattandosi di ceramiche di genere, e il disegno assai simile in entrambe. Se ne trovano anche con figurazioni di uomini ed efebi.

A prescindere dall'interesse che simili reperti possono suscitare, si tratta pur sempre di oggetti prodotti in Grecia e successivamente esportati in Etruria o comunque realizzati da artisti greci emigrati nelle nostre terre. Tipicamente greci sono anche  personaggi,  storie e vicende che vi sono rappresentati. Greco è l'orizzonte culturale in cui si inseriscono.

Se vogliamo trovare un vaso con esplicite raffigurazioni erotiche che sia autenticamente etrusco dobbiamo risalire alla fine del VII secolo A.C. con il vaso di Tragliatella (dal nome della località vicino Fiumicino in cui fu ritrovato). Questo vaso, attualmente custodito nel museo di Villa Giulia di Roma, è noto più che altro per la rappresentazione del suo celebre labirinto. Vi sono comunque raffigurati con disegno stilizzato e alquanto primitivo due accoppiamenti in un contesto storico-culturale non ben definito: è stato, tra l'altro, detto che i disegni del vaso rievocano l'originaria migrazione dei Tirreni in Etruria e gli accoppiamenti costituivano un modo con cui i migranti cercavano di non pensare all'estrema penuria di cibo. Mah!

Vogliamo infine rilevare che figurazioni con contenuto, in senso lato, erotico si trovano talvolta incise nella parte posteriore degli specchi. Si tratta tuttavia di raffigurazioni di genere concernenti perlopiù personaggi e vicende della mitologia greca, e quindi poco interessanti ai nostri fini. Ne daremo un esempio in appendice. Così pure abbastanza comuni sono le riproduzioni in terracotta di organi genitali maschili e femminili con funzione votiva (proprio come le manine, i piedi, i cuoricini utilizzati quali ex-voto nei nostri santuari).  Non avendo tuttavia questi oggetti finalità erotiche sono poco rilevanti per la nostra ricerca.

 

Scena di sesso. Tomba della Fustigazione, Tarquinia

Scena di sesso. Tomba della Fustigazione, Tarquinia
 
  Scena di accoppiamento omosessuale e toro in carica. Tomba dei Tori, Tarquinia
Scena di accoppiamento omosessuale e toro in carica. Tomba dei Tori, Tarquinia
 

La parete di fondo della tomba dei Tori, Tarquinia

La parete di fondo della tomba dei Tori, Tarquinia
 

L'agguato di Achille a Troilo. Tomba dei Tori, Tarquinia

L'agguato di Achille a Troilo. Tomba dei Tori, Tarquinia
 

La tomba della Fustigazione, Tarquinia

La tomba della Fustigazione, Tarquinia
 

Scena di sesso a tre e toro. Tomba dei Tori, Tarquinia

Scena di sesso a tre e toro. Tomba dei Tori, Tarquinia

Ex voto che rappresenta un fallo

Ex voto che rappresenta un seno di donna

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 

 

 
 
 
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