Una visita alla più imponente testimonianza farnesiana della Tuscia


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di Giacomo Mazzuoli    

 

 

Presentazione


  
 
Il Cardinale Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, ottenne nel 1504 da Francesco Maria Riario della Rovere la rinuncia al Vicariato di Caprarola e ne rilevò il possesso. L’obiettivo di riunire e consolidare i feudi ed i possedimenti che la famiglia Farnese deteneva nel viterbese, creando uno stato nello stato all’interno del Patrimonio di San Pietro, stava sempre più avvicinandosi. Era necessario individuare un’area che svolgesse le funzioni di caposaldo e di raccordo.
 
Il futuro papa stabilì che proprio Caprarola dovesse assolvere a questo compito per la sua posizione strategica e la salubrità delle proprie condizioni climatiche, l’ideale insomma per una residenza che fosse in grado di garantire un idoneo soggiorno durante i frequenti spostamenti all’interno dei propri possedimenti e che potesse essere utilizzata come luogo di villeggiatura nel periodo estivo.

 

                          

                              La facciata del Palazzo

 

                             
                                       La Scala Regia


Stemma farnesiano
 

Veduta aerea del Palazzo
e la via Dritta

Intorno al 1520 venne affidato l’incarico della progettazione ad Antonio da Sangallo il Giovane, architetto di fiducia della famiglia, che aveva già operato nella realizzazione del sontuoso Palazzo Farnese in Roma. Il Sangallo, esperto in architettura militare, immaginò un palazzo che, dal punto più alto del paese, mostrasse la forte presenza dei Farnese sulla comunità locale e sul circostante territorio. L’imponente struttura, a pianta pentagonale, con cinque bastioni angolari difensivi ed un fossato perimetrale di difesa, nel progetto del Sangallo ha proprio l’aspetto e la  funzione di una vera fortezza.
I lavori procedettero speditamente nei primi anni con la realizzazione delle fondamenta e l’innalzamento dei muri perimetrali fino al primo piano, poi vennero improvvisamente sospesi.
Nel 1534 avviene l’elezione al soglio pontificio di Alessandro Farnese col nome di Paolo III e le nuove incombenze ed i nuovi grandi interessi della famiglia portano al disinteresse per Caprarola ed il suo Palazzo. Bisognerà aspettare il 1559, dieci anni dopo la morte di Paolo III, perché riprendano i lavori. Ad occuparsene sarà il nipote del papa, anch’egli di nome Alessandro, nato nel 1520 da Pierluigi Farnese e Gerolama Orsini, e Cardinale all’età di soli 15 anni. Alessandro jr. fu uno dei personaggi più illustri ed illuminati del suo tempo, fu Vicecancelliere della Chiesa ed ambasciatore personale del Papa, ricevette incarichi prestigiosi e delicati ed importanti onorificenze.
 

  L’incarico per la ripresa dei lavori fu affidato a Jacopo Barozzi detto il Vignola che apportò evidenti cambiamenti al progetto originario del Sangallo: da fortezza il palazzo venne trasformato in residenza di nobile rappresentanza pur nella salvaguardia e valorizzazione dell’impianto originario sangallesco. Erano evidentemente cambiate in maniera profonda le esigenze dei Farnese inclini ora a rappresentare l’immagine di una Famiglia all’apice della propria potenza, venne persino modificato in modo sostanziale l’assetto urbano del borgo di Caprarola con la  realizzazione della cosiddetta Via Dritta, un asse viario rettilineo di circa un chilometro che comportò la demolizione di parte del tessuto urbano medievale preesistente. Tale strada aveva una duplice funzione, di raccordo e prospettica, conducendo il visitatore, con graduale progressione scenografica, verso l’imponente mole del Palazzo. Esso può considerarsi terminato nel 1575, anche se ulteriori lavori di rifinitura si protrarranno fino al 1583. A molti anni dopo risale la definitiva sistemazione della parte antistante il Palazzo ed il completamento dei giardini, finiti da Jacopo Del Duca e da Girolamo Rainaldi. Numerosi pittori ed artisti lavorarono nell'arco di un ventennio alla realizzazione del ciclo iconografico: Federico e Taddeo Zuccari, Antonio Tempesti, Jacopo Bertoia, Raffaellino da Reggio, Giovanni Antonio da Varese, Giovanni de Vecchi e tanti altri meno conosciuti, eseguirono fedelmente le indicazioni di quei grandi letterati che furono Annibal Caro, Fulvio Orsini ed Onofrio Panvinio.

 
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La Fontana del Bicchiere
 

Ermatena
 

Tutto il complesso architettonico, il Palazzo con i Giardini ed il Parco, sono di proprietà dello Stato Italiano che ne cura il restauro, la manutenzione e la fruizione da parte del pubblico attraverso la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio.
L'orario delle visite è dalle 9 alle 16 -  Tel. 0761/646052.

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