A Castro, a piedi. Da Cinquecento anni
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Venticinque km. a piedi nel cuore della notte, percorrendo faticosi sterrati e asfalti insidiosi. Per pregare ai piedi della sacra icona del S.S. Crocifisso.
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Vai a parte:
2 | 3 |
Parte Prima |
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di
Giuseppe Moscatelli |
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Verso l’una di notte li ho
visti arrivare. Non ho visto loro, ma il saettare concitato
delle torce che fendevano il buio. Procedevano a passo veloce e
in breve ho distinto chiaramente i coni di luce proiettati sulla
strada e, per qualche istante, i piedi falciati dai flash
luminosi. Quando mi hanno raggiunto mi sono unito a loro. Non ho
salutato nessuno, nessuno mi ha salutato. Tra noi il buio
invalicabile di una notte senza luna. Neanche il luccichio di
una stella a turbare il nero uniforme del cielo. Il gruppo, che
intuivo numeroso, avanzava sfilacciato. Io mi ero inserito tra
le “avanguardie”, un nucleo di quattro o cinque persone - tutto
di donne - che avanzava spedito, dettando il passo agli altri.
Dalle retrovie giungevano echi sommessi a moderare l’andatura. |
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Si parte nel cuore della notte,
si percorrono strade di campagna |
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Alcuni pellegrini
indossano giubbotti rifrangenti |
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Rallentai il passo, per farmi assorbire dal
corpo centrale del gruppo. Intanto i miei occhi si
stavano abituando al buio e cominciai a distinguere
lineamenti e profili: riconobbi così Mario, Giuseppe,
Ireneo, Anna, Teresa, Pia, Vincenzo, Rosanna, Mecuccia...
Alcuni di loro non li vedevo da anni, con altri avevo in
passato scambiato al più qualche parola, eppure era come
se ci fossimo sempre trattati: mi era del tutto naturale
camminare al loro fianco, conversare a bassa voce - come
a non voler profanare la notte - con quelli che mi
ritrovavo di fianco durante il percorso. Mecuccia, ad
esempio, una delle veterane, mi diceva che prima di
iniziare questa esperienza quasi ignorava l’esistenza di
Castro, ma che ormai non poteva più farne a meno ed ogni
anno si ritrovava qui. Altri, che partecipavano per la
prima volta, si informavano su difficoltà e tempi di
percorrenza. Ad ogni buon conto un’auto di appoggio
seguiva il gruppo, caricando zaini e borse. |
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La prima parte del tragitto, fino a Valentano,
per circa cinque km., è tutta su strade di campagna:
sterrati sassosi solcati da cretti profondi e resi
insidiosi da buche a causa delle piogge. L’odore acre
dei pascoli circostanti si insinua nelle nostre narici
così come la guazza notturna impregna le nostre scarpe.
La strada costeggia “il casale del prete”, una enorme
costruzione in tufo di cui giganteggia nel buio la
sagoma scura, un poco sinistra, legata a retaggi di
ricordi e paure infantili. Usciamo così sulla strada
provinciale castrense e volgiamo a nord per raggiungere
il bivio di Ischia di Castro.
Il gruppo, il cui incedere era stato finora piuttosto
disarticolato, è costretto per motivi di sicurezza a
darsi un preciso ordine: davanti in fila quasi indiana e
a doverosa distanza dagli altri i portatori di torce,
non tanto per illuminare la via, quanto per segnalare la
nostra presenza alle automobili in transito, che non
sono certo numerose, ma potrebbero risultare pericolose,
soprattutto nei tratti in curva. |
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Si percorre la provinciale castrense |
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Sosta per la
colazione a Farnese,
alla fontana del giglio |
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Al centro il grosso del gruppo, in fila per
due o per tre, cercando di non occupare troppo la
carreggiata; dietro altri portatori di torce, a
chiudere. Alcune auto di passaggio si fermano e gli
occupanti, quasi sempre ragazzi “del sabato sera” ci
chiedono cosa stiamo facendo. A tutti rispondiamo:
“Stiamo andando a Castro”. Quasi nessuno insiste: “Va bè,
buona notte”.
Imboccato il bivio si arriva ad Ischia in “volata”: la
strada è comoda e tutta in discesa. Il paese è vuoto – è
notte fonda – e cerchiamo di non disturbare. Ma il
silenzio della notte amplifica le nostre voci e qualche
finestra si accende. Siamo tutti ancora in gran forma e
nessuno lamenta la stanchezza: lo dicevano gli
“anziani”, i primi dieci chilometri quasi non si
sentono. Qualcuno però mette mano agli zaini e agguanta
un panino. Le “avanguardie” (in paese il gruppo si è
ricompattato) riprendono bonariamente gli “impazienti” e
ricordano a tutti che la pausa per la colazione notturna
è prevista come sempre a Farnese. |
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Vai a parte:
2 | 3 |
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