Bagnaia


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Stemma farnesiano affrescato nella camera
Farnese della palazzina Gambara di Villa Lante.

Il magnifico giardino di Villa Lante da secoli suscita l'ammirazione dei suoi visitatori, illustri e non. Tra i primi ricordiamo, in epoca antica, lo scrittore francese Montaigne, il quale nel 1580 esaltò le sue bellezze scrivendo in un delizioso italiano d'epoca; per i tempi recenti menzioniamo il principe Carlo d'Inghilterra, per altro grande estimatore della Tuscia, che negli anni ottanta vi organizzò la sua scuola estiva di architettura. All'origine di tanta singolare bellezza vi è la mente fervida di un cardinale: Giovan Francesco de Gambara, vescovo di Viterbo, che a partire dal 1569 trasformò in villa una parte del grande parco preesistente. Non riuscì tuttavia a portare a termine il suo progetto e si fermò alla prima palazzina (conosciuta appunto come la palazzina Gambara) perché ci si mise di mezzo quel guastafeste del card. Carlo Borromeo, il quale, incaricato dal papa di "monitorare" le spese dei componenti del sacro collegio, riuscì (opportunamente) a dirottare i fondi stanziati per la seconda palazzina nella costruzione di un ospedale. L'opera fu comunque realizzata nel 1590 dal suo successore, il card. Montalto, dal quale la palazzina prese quindi il nome. Il card. Gambara era legato ai Farnese per via del primo marito di sua madre (che era appunto un Farnese) e aveva nei loro confronti grande considerazione, al punto di riservare nella sua palazzina una camera per gli illustri ospiti, conosciuta ancor oggi come la camera farnesana. Su una parete di questa troviamo affrescato lo stemma che riproduciamo: si riferisce al card. Alessandro Farnese jr., il nipote di Paolo III, e rappresenta il classico scudo con i sei gigli azzurri dei Farnese in campo oro. Ai lati del medesimo discendono i fiocchi rossi cardinalizi, sovrastati e pressoché nascosti dall'ovale dello scudo a sua volta contornato da due tralci ed altri elementi decorativi. Quasi invisibile, in alto, il rosso cappello cardinalizio.


   
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