Una zecca per un nuovo Ducato: Castro

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di Pier Maria Fossati

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Monete di Castro | Zecchieri rinascimentali | Antonio da Sangallo il Giovane


  Il Card. Alessandro Farnese (1467-1549), alla morte di Papa Clemente VII Medici, venne eletto Papa in Conclave il 13 Ottobre del 1534, assumendo il nome di Paolo III. Nepotista, come d'uso nel tempo, si industriò per accrescere prestigio e sostanze della famiglia; ma desideroso al contempo di porre caposaldi affidabili alle possibili "scorrerie" imperiali (sette anni prima aveva "sofferto", da Cardinale, il Sacco di Roma), pensò di creare il Ducato di Castro.
Paolo III era nato a Canino e casa Farnese possedeva già Ischia (Ischia di Castro) e Farneto (Farnese) come feudataria imperiale di Ottone I (936 + 973); nonché, come Feudi Patrimoniali, Capo di Monte (Capodimonte, sul lago di Bolsena), Bisento di Terso (Bisenzio, sempre sul lago di Bolsena), Pinena, Mozzano (Mezzano), Pianzano (Piansano), Arlena (Arlena di Castro) e Civitella .
 



Schizzo prospettico. Ricostruzione ideale della Piazza Maggiore di Castro in base ai disegni del Sangallo e dei resti affiorati.
 

  Scambiò con la Camera Apostolica Frascati (che aveva a suo tempo acquistato da Lucrezia della Rovere, vedova di Marc'Antonio Colonna) per il restante territorio del futuro Ducato nonché Nepi e Conte a di Ronciglione; e nominò PierLuigi (figlio naturale, nato a Roma il 19 Novembre 1503 e legittimato l'8 Luglio 1505, già nominato nel 1535 Gonfaloniere perpetuo e Generale delle Armi di S. Chiesa) Duca di Castro con Bolla del 31 Ottobre 1537 con licenza, tra l'altro, di battere moneta d'oro e d'argento. Riuscì quindi a "crearsi" un Ducato in famiglia abbastanza vasto, inserito come un cammeo nel "cuore" stesso del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia e quindi nello Stato della Chiesa; Ducato per questo motivo mal tollerato dai Pontefici successivi, che ne causerà la caduta e distruzione nel 1649.
  Desideroso di emulare Papa Pio II Piccolomini per Pienza e il Rossellino, si guardò bene dall'ingrandire ed elevare uno dei centri esistenti, magari la nativa Canino, a capoluogo del Ducato: scelse Castro, una "bicocca di zingari" (come la descriveva Annibal Caro nel 1532) ; ed incaricò Antonio da Sangallo il Giovane al tempo impegnatissimo al suo servizio a Roma e Perugia, di progettare ed eseguire una città completa di fortificazioni, palazzi, chiese e di una piazza principale con Palazzo Ducale, Palazzo del Podestà, Hostaria e Zecca.
  La Zecca, che ricorda in parte quella costruita dal Sangallo in Roma nel 1507 presso il Banco di S. Spirito a Roma ("murata di travertino a similitudine di quella di Roma" come descriveva il Vasari) fu tra i primi edifici ad essere realizzato; per cui in data 25 Febbraio 1538 il ventenne Cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, confermava allo zio Pierluigi la piena facoltà di coniare monete di qualsiasi forma e valore e lo autorizzava ad importare, libera da ogni Dazio, nel suo Stato qualunque quantità d'oro, d'argento d'altro metallo monetario.
 

  Nello stesso documento vengono citati come Maestri di Zecca Leonardo Centone da Parma e Gianmaria Bassi da Reggia. A questo punto tutto è pronto per l'entrata in funzione della Zecca, per lo meno per quanto riguarda le monete piccole, sicuramente Baiocchetto e Denaro; vengono stilati i Capitoli (non ritrovati!) e allestiti i coni, probabilmente a Roma, con la supervisione del Maestro dei coni Pontificio del tempo, cioè Leone Leoni, ovvero di Alessandro Cesati (detto il "Grechetto") allora al servizio dei Farnese ed al Leoni subentrato nella carica nel 1540, quasi sicuramente l'autore della tanto attesa "ponzoneria della moneta grossa"; per l'iconografia, schemi canonici: lo stemma farnese al dritto ed il Santo patrono (San Savino nel nostro caso) al verso, a piena figura nel Denaro, a mezzo busto nel Baiocchetto (tranne una versione a figura intera); le scritte al contorno citano: Pierluigi Farnese Duca di Castro I per il D (dritto e Santo Savino per il R (rovescio).
  Si comincia a battere moneta minuta verosimilmente nel 1538-1540 (meglio la seconda data); l'Editto dell'11 Maggio 1542 per Roma, Castro e tutto lo Stato Ecclesiastico, comporterà grossi problemi di cambio. Una lettera di Leonardo Centone al Duca di Castro del 22 Giugno 1545 fotografa la situazione della Zecca di Castro a quella data.

 


 

Disegno per la facciata della Zecca di Castro
(Dis. Arch. 189, Uffizi, Firenze)
 

  Il 19 Luglio 1545 è una data importante per l'avvenire della Zecca di Castro: dopo estenuanti tentativi, ambascerie, incontri, Papa Paolo III riesce ad ottenere dall'Imperatore Carlo V per il figlio PierLuigi (dopo aver lungamente "forzato" per Milano) l'autorizzazione alla infeudazione del Ducato di Parma e Piacenza (Ducato di Castro e Contea di Ronciglione passano al figlio Ottavio; Nepi ed il Ducato di Camerino vengono restituiti alla Chiesa); a questo punto PierLuigi si disinteressa completamente di Castro e, tutto preso dal nuovo e più importante Ducato, scrive a Leonardo Centone di trasferirsi a Piacenza come Zecchiere con armi e bagagli, cioè punzoneria ed altre attrezzature! Fa quindi Capitoli per la Zecca di Piacenza ed incarica Leone Leoni di allestire la "punzoneria" del nuovo Ducato come "Maestro Cuniatore".
  In realtà, per evitare resistenze locali, non succede nulla di nuovo (unico fatto nuovo la "nascita" della Zecca di Novara con battitura di monete per il "nuovo" Marchese Pierluigi, citato nelle stesse anche come Duca di Parma e Piacenza e quindi datate dopo il 19/8/1545); ne dà un'idea la lettera di Madonna Camilla Centone e Giovan Maria Bossi da Castro al Duca di Parma e Piacenza Pierluigi.
Come si è detto, a Piacenza è tutto in stallo; a Castro nel frattempo arriva la "punzoneria grande" e si inizia a battere anche la moneta grossa: Scudo d'oro, Paolo d'argento, Grosso e Mezzo grosso in argento.
Il 10 Settembre 1547 nuovo scossone: l'uccisione a Piacenza del Duca Pier Luigi ad opera di nobili congiurati filo imperiali; il Duca Ottavio si affretta a cercare di salvaguardare il suo "nuovo Ducato di Piacenza (ci riuscirà sòlo nel 1550) e di Parma (nel 1556), lasciando Castro al fratello minore Orazio (in pratica, dal 1546 sino alla morte nel 1583 se ne occuperà il fratello maggiore Cardinale Alessandro Farnese!.
 




Antonio da Sangallo il Giovane
(Firenze 1484 - Roma 1546)
 

  Verosimilmente si continuò a battere a Castro le vecchie monete di Pierluigi fino alla definitiva chiusura forse già nel 1548 o più oltre, ma comunque prima del 1564, come dimostra il rinvenimento di un mattoncino in travertino con incisa questa data incluso in un muro di conci di tufo costruito per sbarrare il portale dell'edificio (Dice il Giraldi "Informatione et discorsi dello Stato di Castro" : "Il Palazzo dove habita l'Auditore, che già erano due, ed uno serviva per la Zecca, che si sono uniti insieme et fattoci le Carceri in uno di essi").
Da allora in poi (fino alla fine nel 1649 con la distruzione ordinata da Innocenzo X) circolò per il Ducato di Castro la moneta "grossa" e "piccola" di Pierluigi (battuta rispettivamente nei periodi 1546-1548 e 1540-548) e quelle della Zecca di Roma o dello Stato Ecclesiastico (prove di circolazione della moneta di Castro di Pierluigi si hanno fino alla fine del XVI secolo).

Articolo tratto dalla rivista Biblioteca e Società, edita dal Consorzio per la gestione delle Biblioteche di Viterbo, Inserto allegato al N. 4, Dicembre 1998, Anno XVII -
Si ringrazia il Presidente del Consorzio per l'autorizzazione alla pubblicazione.
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