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Introduzione |
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di Anzio
Risi |
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Religione etrusca
Il concetto che stava alla base della concezione religiosa etrusca era quello
che la natura dipendesse dai voleri della divinità. Ne discendeva perciò che
ogni fenomeno naturale era un preciso segnale che la divinità inviava all’uomo,
il quale doveva riuscire ad interpretarlo per uniformarsi al suo volere.
Le divinità etrusche, perlomeno alle origini, erano un numero imprecisato ed
anche la loro funzione non ben definita, fu il contatto e l’influenza delle
altre religioni, in particolare di quella greca, che portò alla definizione del
pantheon etrusco. Questa “contaminazione” tra divinità etrusche e greche iniziò
attorno al VII sec. a.C. e si può dire conclusa nel corso del VI sec. a.C.
In questo periodo è facile riscontrare similitudini tra i due gruppi di
divinità: il Tinia etrusco sembra assimilato allo Zeus greco, così
Uni ad Hera
(Giunone), Turan ad Afrodite (Venere), Menerva ad
Athena (Minerva), Turms ad
Hermes (Mercurio), Fufluns a Dionisio (Bacco). Restano comunque delle differenze
marcate tra la divinità etrusca e la sua corrispondente greca, ad esempio la
potenza di Tinia, come dio supremo, era molto più limitata dello Zeus greco.
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Aruspice, Museo Gegoriano
Etrusco Vaticano
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Quest’ultimo era l'unica divinità che aveva potere sui fulmini, mentre in
Etruria molti dei, oltre a Tinia, potevano scagliare i fulmini dal cielo
indicando la loro volontà. Se poi Tinia voleva scagliare un fulmine con degli
effetti particolarmente disastrosi, aveva bisogno del consenso del consiglio
degli dei.
In questo breve lavoro ci limiteremo a presentare quelle divinità di cui
si è accertata la presenza di un culto, e delle quali si è
potuta reperire l'iconografia.
Arte divinatoria
La religione degli Etruschi fu una religione rivelata, trasmessa da profeti e
poi scritta nei libri. I fondamenti religiosi furono trasmessi dagli dei agli
uomini attraverso due intermediari: il fanciullo dall’aspetto di vecchio,
Tagete,
e la ninfa Vegoia. Questi avrebbero rivelato le verità soprannaturali ed in
quale modo riconoscere la volontà divina, in altri termini avrebbero insegnato
agli uomini l’arte divinatoria.
La “scienza etrusca” della divinazione si riferiva al riconoscimento dei segni,
alla loro interpretazione attraverso un susseguirsi di atti e rituali. Di queste
pratiche conosciamo l’esistenza e la tipologia, grazie ad un testo manoscritto
noto con il nome di “Mummia di Zagabria” perché custodito nel museo di questa
città. Si tratta, in sostanza, di un calendario con indicati i giorni ed i mesi
dell’anno nei quali compiere cerimonie, sacrifici, offerte alle diverse
divinità.
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Le “sacre scritture” etrusche erano racchiuse in tre grandi gruppi di libri, che
nella versione latina erano detti Aruspicini, Fulgurales e Rituales.
I Libri Aruspicini, attribuiti all’insegnamento di Tagete, trattavano
dell’interpretazione delle viscere degli animali.
I Libri Fulgurales contenevano la dottrina dei fulmini ed erano fatti risalire
alla rivelazione della ninfa Vegoia.
I Libri Rituales riguardavano le norme di comportamento da seguire nelle varie
circostanze della vita pubblica e privata.
Depositaria della letteratura sacra e della disciplina rituale era la casta
sacerdotale.
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Augure, Museo
del Louvre di Parigi
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